lunedì, gennaio 07, 2008

Addiopizzo cresce...

C'è un'autocarrozzeria nel cuore del quartiere Uditore, dove è stato catturato Totò Riina. C'è una ditta artigiana di lavori edili di ristrutturazione a Partanna Mondello, feudo del "re delle estorsioni" Salvatore Lo Piccolo. E poi commercianti di via Libertà, di via Roma, di viale Regione Siciliana. Un esercito che diventa sempre più numeroso: sono ormai 227 gli esercenti di Palermo che aderiscono al movimento "Addio pizzo" e dichiarano di non pagare il clan di estorsori. La lista dei commercianti e imprenditori "pizzo free" si allunga ogni giorno che passa, e fa da contraltare alla lista di chi invece per paura o per convenienza decide di pagare gli emissari dei clan. Un fenomeno sempre più diffuso, a Palermo, come dimostrano la contabilità e i "pizzini" sequestrati al boss Salvatore Lo Piccolo, il capomafia che ha sostituito fino alla sua cattura Bernardo Provenzano alla guida di Cosa Nostra. Ma la ribellione dei commercianti e degli imprenditori onesti, guidata dai giovani di "Addio pizzo", procede senza sosta anche se ci sono alcuni quartieri della città come Brancaccio e la Noce dove le caselle degli imprenditori "pizzo free" restano vuote. «Leggete con attenzione l'elenco, portatelo sempre con voi, acquistate i prodotti di questi nostri coraggiosi concittadini; fatelo facendovi riconoscere!», si legge nel sito internet di "Addio pizzo". «Dimostrate loro tutta la nostra stima e la nostra gratitudine. Diffondete questa lista tra amici e parenti, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, tra colleghi e conoscenti». Una rivoluzione, quella lanciata da "Addio pizzo", che ha toccato la quota di 9.190 consumatori aderenti e l'appoggio di Confindustria, Unioncamere e Confcommercio, protagoniste anche nella lotta contro il racket. Tutto è partito la mattina del 29 giugno 2004, quando su centinaia di piccoli adesivi listati a lutto affissi per le strade del centro di Palermo, si leggeva il messaggio diventato slogan e per alcuni imperativo categorico: «Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità». Da quegli adesivi anonimi ora si è arrivati alla scelta di 227 tra commercianti e imprenditori che espongono sulle loro vetrine l'adesivo con la scritta "Addio pizzo". E mentre gli imprenditori-coraggio Giuseppe Catanzaro e Antonello Montante decidono di acquistare a proprie spese due auto blindate per poter continuare a lavorare senza intoppi («Con le blindate dello Stato», dicono senza polemica, «rischiamo di restare a piedi»), oggi a Palazzolo Acreide, presente Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, ai protagonisti della ribellione anti-racket viene assegnato il premio giornalistico "Giuseppe Fava".
Fonte: Il sole 24 ore

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