venerdì, novembre 16, 2007

Tre magistrati nel registro degli indagati

Tre magistrati della Procura di Palermo - i procuratori aggiunti Giuseppe Pignatone e Sergio Lari e il pm Lia Sava - e il sostituto procuratore nazionale antimafia Giusto Sciacchitano, sono indagati a Caltanissetta con l'accusa di rivelazione di segreti d'ufficio. L'iscrizione nel registro e' indicata come "atto dovuto", a seguito dell'esposto presentato dall'avvocato Giovanna Livreri, imputata di truffa a due clienti, Maria D'Anna e Monia Brancato, madre e figlia, cui avrebbe fatto credere - secondo l'accusa - che rischiavano l'arresto per farsi consegnare cifre elevatissime. Nei confronti della stessa Livreri oggi, a Palermo, comincera' il processo, che vede imputato di favoreggiamento anche il professore Gianni Lapis. La notizia si e' appresa perche' la Livreri ha inserito i propri accusatori nella lista testi della difesa, indicandoli come "indagati di reato connesso". Secondo il legale, i magistrati avrebbero informato le clienti della stessa Livreri di indagini segrete: anche le stesse D'Anna e Brancato risultano indagate dal pm Ombretta Malatesta, assieme ai testimoni dell'accusa, gli avvocati Giovanni Di Benedetto e Santi Magazzu', cui viene addebitata la calunnia. Nessuna replica ufficiale da parte degli otto indagati. Pur essendo l'iscrizione un atto dovuto, di fronte alle contestazioni della Livreri, la vicenda potrebbe paradossalmente avere ripercussioni nella corsa alla guida della Procura di Caltanissetta, per adesso guidata dall'aggiunto Renato Di Natale, candidato a succedere a Francesco Messineo: anche Lari e Pignatone partecipano, infatti, al concorso e il Csm ha chiesto le carte dell'indagine.
Fonte: La Repubblica

1 commento:

LIVRERIVERITAS ha detto...

Dall’Avvocato Giovanna Livreri

INTERVISTA rilasciata e autorizzata

"Buon giorno avvocato, da settembre 2006 i media hanno più volte pubblicato la notizia di indagini sul suo conto per via della denuncia di una sua ex cliente. I giornali locali e nazionali hanno riferito di diverse ipotesi di reato, si è parlato di riciclaggio, estorsione , falso , truffa e tentata truffa con un balletto di cifre fino ad arrivare a 5 milioni di euro. Ed ancora si è parlato di trance del processo Ciancimino junior. Abbiamo letto di perquisizioni e sequestri presso il suo studi e di una sospensione professionale, poi annullata. Può raccontarci di che cosa l’hanno accusata e perchè ?" :

<< L’accusa per cui sono stata indagata dal 17 luglio 2006, dopo ben un anno e mezzo dall’avere saldato i conti con la ex cliente D’Anna Maria vedova Brancato ex proprietaria di maggioranza del gruppo Gas, è di truffa e tentata truffa per essermi - in tesi accusatoria- fatta pagare, con regolari fatture, per l’assistenza di 20, tra soggetti fisici e giuridici, assistiti dal mio studio legale, dal 2004 al 2005, dalle sole D’Anna Maria e dalla figlia. Tali persone rappresentano il gruppo proprietario della maggioranza del capitale sociale della Holding siciliana del gas : la GAS – Gasdotti azienda siciliana - che ha operato la metanizzazione in Sicilia e Puglia dagli anni 80 al 2003 e che nel gennaio 2004 è stata ceduta per circa 120 milioni di euro agli spagnoli della Gas Natural. Il pagamento delle mie notule è intervenuto ad opera della vedova Brancato e della figlia Monia perche’ vi era un accordo intergruppo tra il gruppo Lapis - rappresentato dal socio storico della D’Anna & C. : Gianni Lapis - e il gruppo Brancato . Tale accordo, dopo ben un anno e mezzo dal saldo del pagamento è smentito dalla D’Anna che per provare la sua inesistenza ha trasformato in testimoni i suoi nuovi avvocati. Perciò è assolutamente falsa e destituita di ogni fondamento l’informazione di indagini a mio carico per riciclaggio ed estorsione. Per il falso gli inquirenti dopo avere tenuti costantemente aggiornati i media sui loro intimi convincimenti accusatori hanno ritenuto di non doverlo contestare; mentre non esiste neanche nella piu’ fervida fantasia accusatoria l’ipotesi che il procedimento – nato dalla denuncia della D’Anna – sia stato o sia divenuto una trance del processo Ciancimo – forse tale notizia è servita a vendere meglio i giornali che l’hanno propalata. Per quel che mi riguarda ho gia’ sporto querela (e i miei detrattori hanno gia’ ricevuto formale notifica giudiziaria di cio’) per i reati di calunnia processuale, diffamazione e violazione del segreto istruttorio finalizzato a favorire la mia denunciante e i suoi avvocati/testimoni che hanno dichiarato il falso per agevolarla e attendo che la giustizia faccia il suo corso . Invece faccio io una domanda al giornalismo siciliano: “ come mai la notizia che la D’Anna e sua figlia Monia sono indagate a Caltanissetta per avermi calunniato e diffamato non è stata riportata dai media ? Come mai non si legge la notizia che sei pubblici ministeri - cinque della Procura della Repubblica di Palermo e uno della Direzione distrettuale antimafia – hanno ricevuto avviso di garanzia e sono stati notiziati di proroga delle indagini nei loro confronti dalla Procura di Caltanissetta per il reato di violazione del segreto istruttorio e con riferimento ai fatti per cui io sono indagata ? Perche’ la notizia non viene fuori ?. >>

"Avvocato ma ci puo' spiegare perche' a Lei e con questa determinazione ?"

<< guardi il motivo è semplice, sul finire del 2005 , quando gia' avevo disemsso il mandato della D'Anna e la figlia Monia Brancato , in occasione di una udienza dinanzi al tribunale del Riesame ove esercitavo la difesa del mio assisito Prof. Gianni lapis ebbi modo di esternare dinanzi al Giudice D.ssa Sole , all'indirizzo dei Magistrati d'udienza D.ssa Buzzolani e Dr. Michele Prestipino un ovvio interrogativo : come mai la quota della GAs intestata al prof. Lapis - che per altro politicamente è sempre appartenuto al centro sinistra - e ai suoi familiari è considerata mafiosa e quella intetstata a Ezio Brancato - democratico crisctiano e uomo di fiducia dei potenti e potentati della Dc negli anni 80 - e la moglie D'Anna e la figlia Monia è sempre e comunque considerata dagli inquirenti immocolata?? E come è possibile il mantenere tali certezze tra bianco e nero pur in presenza di ventennali scambi di pacchetti azionari tra i detti due soci principali ??. Tale manifestazione di razionale dubbio fece insorgere gia' li i due P.M. che percepirono chiaramente che il difensore del Prof. Lapis : ovvero la sottoscritta avrebbe da quel momento messo in discussione non solo la verginita' e purezza della quota brancato ma addirittura quattro anni di indagini esercitate con due pesi e due misure se non addirittura trascurate e omesse. Anche perche' esistono atti d'indagine dei Ros e dei Rono e della Guardia di Fianza sezione valutaria che concluderebbero certamente per un coinvolgimento della D'Anna e la figlia Monia quanto meno in indagini di natura patrimoniale e dei loro rapporti con le imprese mafiose nei comuni siciliani e delle modalita' con le quali per 20 anni sono stati messi a posto i cantieri e la contabilita' occulta degli stessi >>. Da quel momento con quelle domande espresse coram populi mi sono condannata a morte professionale. A ridosso del rinvio a giudizio del Prof. Lapis dinanzi al Gup nel luglio 2006 saro' messa nella condizione di rinunciare al mandato del Prof. Lapis perche' coinvolta giudiziariamente e pesantemente dalla denuncia della D'Anna. Sono stata epurata , impedita di esercitare il mandato professionale e messa fuori dal Tribunale di Palermo per evidenti ragioni di scandalo e di opportunita' professionale. In tale cointesto si inquadra la strumentale e illegittima richiesta di sospensione dalla Professione richiesta dai P.M. nell'immediatezza revocata dal Tribunale del riesame. >>

"Riassumendo quindi il motivo della sua epurazione ?":

<< Perche' ho dato prova di conoscere per tabulas e di intendere svelare che le Brancato -forse perche' le stesse avevano fatto attenzionare la loro posizione personale sin dall'ottobre 2004 dal loro congiunto il procuratore della DNA Giusto Sciacchitano - avevano avuto riservato dai P.M. della DDa di Palermo un trattamento legittimista e garantista di gran lunga diverso da quello colpevolista riservato al loro socio storico Prof. lapis>>. Forse avranno pensato che avrei dimostrato di avere scoperto di una indagine deviata o aggiustata ???. Certo sono le Brancato ad avere parenti e conoscenti nella Procura antimafia non certamente la sottoscritta.

"I nomi dei magistrati ce li fa ?":

<< Per la cronaca sono i procuratori aggiunti Giuseppe Pignatone, Sergio Lari, e i sostituti procuratori Michele Prestipino, Roberta Buzzolani , Lia Sava , tutti applicati alla DDA di Palermo e il procuratore nazionale antimafia Giusto Scaicchitano. Il Dr. Pignatone e il Dr. Sciacchitano rispondono di violazione del segreto istruttorio finalizzato ad agevolare la D’Anna Maria e la Monia Brancato rispettivamente con suocera e nuora dello Sciacchitano nel periodo dall’ottobre 2004 al marzo 2005 giuste dichiarazioni rese da alcuni testi e dalla stessa D’Anna agli stessi magistrati palermitani , ma da costoro ignorate e invece ritenute rilevanti ai fini della responsabilita’ penale di da parte della Procura di Caltanissetta. Il Dr. Lari e la D.ssa Sava per avere violato il segreto istruttorio informando la denunciante D’Anna dei loro intimi convincimenti accusatori nei confronti dell’a sottoscritta e consentendo alla D’Anna e alla figlia Antonella Brancato di scambiarsi la firma nei verbali resi dalle stesse a costoro evidenziando cosi’ come le dette signore furono ricevute e sentite il 28 novembre 2006 congiuntamente. Il Dr. Prestipino Giarritta e la D.ssa Buzzolani per violazione del segreto istruttorio in concorso con altri soggetti in vari tempi dal settembre 2006 fino al 2007 e con diverse modalita’ durante le indagini preliminari del procedimento che mi riguarda e a loro assegnato per le indagini. Ovviamente l’iscrizione nel registro degli indagati cosi’ come la successiva proroga delle indagini preliminari dell’ottobre ultimo scorso non sono atti dovuti ma emergenze documentali e testimoniali in relazione alla responsabilita’ penale di costoro nei fatti oggetto dell’esposto denuncia della D’Anna e nelle indagini preliminari dallo stesso scaturite. Sia ben chiaro che a Caltanissetta io mi sono limitata a esporre i fatti e denunciare condotte e documentarle poi è stata la stessa Procura a decidere chi e per che cosa iscrivere nel registro degli indagati. Infatti io sono parte offesa nei confronti della D’Anna e della figlia e dei loro avvocati Giovanni di Bendetto e Santi Magazzu’ essendo stati costoro iscritti per calunnia e diffamazione e false dichiarazioni rese al p.m. ; certamente non sono parte offesa nei confronti dei magistrati essendo l’interesse violato da costoro quello appartenente allo Stato ovvero l’esercizio stesso della giustizia>>.

"Bene vedo che cominciamo con i magistrati ?"

<< Ho cominciato con i magistrati indagati perché il lettore capisca, sin dalle prime battute, che la storia che sto per raccontare non è di poco conto e che , mi consenta, non sono, con buona pace dei miei detrattori, ne pazza ne scema e so’ perfettamente cosa sto’ facendo, sono documentata e posseggo elementi probatori di rilievo, conosco quali sono i miei diritti e soprattutto intendo esercitarli e non accetto prevaricazioni per altro in nome di lobby di potere e prerogative di casta.>>

"Be’ certo è una notizia di rilievo, torniamo alla sua sospensione dall’Albo professionale ?"

<< Malgrado ci abbiano provato non ci sono riusciti perché giustizia è stata fatta . Almeno su questo punto. Infatti i P.M. inquirenti con la loro richiesta (che sapevano non potere essere avanzata perche’ non vi erano gli estremi di legge) ci hanno provato a farmi dismettere la toga pur avendo, allora, io gia’ rinunciato alla difesa del mio assistito Prof. Gianni Lapis nel processo per il riciclaggio (proc.pen.2021/04 rgnr ) che lo vedeva coinvolto con Ciancimino Junior. Quindi non ero piu’ una minaccia operativa per un eventuale coinvolgimento della sua ex socia la D’Anna e la figlia Monia Brancato nel procedimento giudiziario per il tesoro di Vito Ciancimino, considerato espressione del padrino Bernardo Provenzano nel capitale sociale della GAS . Comunque il Tribunale del riesame – grazie anche alla preparazione e all’impegno profuso dal mio amico fraterno e in tale frangente avvocato difensore Roberto Tricoli - ha ritenuto illegittimo l’atto e l’ha revocato cosi come fatto anche dall’Ordine degli Avvocati . Ordine professionale sollecitato dai P.M. a procedere alla sospensione. >>

"Ci puo’ spiegare meglio in cosa è consistita la sua assistenza legale? ; perche’ abbiamo letto che Lei si sarebbe inventata procedimenti penali e addirittura arresti e sequestri pur di ottenere soldi dalle sue clienti. Ma cosa c’è di vero in tutto cio’ ?"

<< il mio studio legale ha realmente ed effettivamente prestato assistenza legale dal 2004 al 2005 agli ex soci e dipendenti (circa 16 posizioni) e agli attuali soci delle societa’ dell’ex Gruppo Gas ceduto nel gennaio 2004 alla spagnola Gas natural e alla societa’ Fingas , rimasta a mani dei Brancato/Lapis e alla societa’ Sirco, rimasta a mani del gruppo Lapis, e per avere assistito tanto i soci che le societa’ nella fase delle indagini in importanti procedimenti penali per mafia dinanzi la Polizia giudiziaria, la Procura di Palermo e gli organi di giustizia fino in Cassazione. I procedimenti penali sono stati quelli scaturiti dall’arresto di Giuffre’: 4443/02 e dall’indagine sul capitale della GAS 12021/04, in entrambi i procedimenti, alcuni degli amministratori e responsabili della Gas erano gia’ indagati. Insomma non posso rimproverarmi professionalmente alcunché: i procedimenti penali c’erano, le indagini erano per reati di mafia, la Gas e i suoi legali rappresentanti e responsabili erano indagati e intercettati dai ROS di Monreale da anni prima del mio intervento. Addirittura vi erano iscrizioni degli stessi per il reato di 416 bis dal maggio 2003. Ho assistito legalmente tra tutti quanti anche la D’Anna e la figlia Monia Brancato dinanzi i ROS e i Procuratori della DDA di Palermo. Il fatto poi che con la mia assistenza – madre e figlia – siano riuscite a collaborare con la giustizia per fare emergere, alcuni frangenti di pagamento del pizzo, quali estorsioni, dovrebbe rendermi merito personale e professionale e non certo penalizzarmi. Infatti le stesse – oggi - si ritengono parti offese da reati di mafia. D’altronde per un legale assistere persone offese in fatti e procedimenti di mafia è certamente molto piu’ impegnativo e difficile che assistere coatti indagati di mafia. E poi chi ha detto che l’avvocato che assiste parti offese non deve essere pagato? Quindi posso dire che di questa storia che mi vede coinvolta e dell’assurdità della stessa credo che la misura sia colma. Almeno per me. Ed è per questo che ho deciso di dichiarare agli inquirenti di altro Tribunale tutto quanto è venuto a mia conoscenza nella speranza che loro riescano a capire quel qualcosa in più che a me turba e sfugge >>.

"E allora avvocato quali sono i fatti?" :

<< In primo luogo, tengo subito a precisare che stiamo parlando di una delle più grosse operazioni economiche e finanziarie andate in scena in Sicilia negli ultimi vent’anni. Parlo, della metanizzazione della Sicilia e della Puglia da parte di una holding siciliana denominata Gas nata negli anni di pieno governo politico della vecchia D.C. la cui espressione in Sicilia era l’On.le Salvo Lima e il suo braccio operativo e delfino Vito Ciancimino . Un’avventura che comincia alla fin degli anni ’70. E che è tutt’ora in corso. Opere pubbliche per centinaia e centinaia di miliardi quando c’era la lira. E di milioni di euro oggi che siamo in Europa con la nuova divisa. Soldi tirati fuori dallo Stato e dalla Regione. Lavori gestiti da una società, la Gas spa, con il ricorso alla concessione. E con il coinvolgimento dei Comuni interessati alle opere e delle imprese locali. In questa storia entro da avvocato nell’ottobre del 2004. Mi telefona Gianni Lapis, avvocato anche lui, stimato docente universitario e tra i protagonisti, in qualità di socio, della Gas spa >>.

"Ma questa storia come comincia ?":

<< Una mattina di ottobre di tre anni fa, dicevo, mi telefona Lapis da Roma. Mi dice: avvocato, ci sono notizie gravi. Ho bisogno della sua assistenza. Ci possiamo incontrare? Quando Lapis mi telefona la Gas spa e un gruppo di società controllate dalla stessa Gas spa sono già state vendute a un colosso spagnolo, la Gas natural per 120 milioni di euro. Tale compravendita, che risale al 13 gennaio del 2004, non è passata inosservata. I giornali hanno dato la notizia. Il contratto prevede tre tranche di pagamenti. La prima tranche, che gli spagnoli in quel momento hanno già corrisposto, è del 30% ovvero circa 40 milioni di euro. La seconda, di un altro 30%, dovrà essere pagata nel dicembre del 2004. Il pagamento della terza tranche, cioè il saldo, ovvero le ultime decine di milioni di euro, dovrà avvenire il 13 luglio del 2005. In quel momento Lapis e gli altri soci di Gas spa sono preoccupatissimi per le sorti del loro contratto milionario. Temono che vada in malora se escono fuori coinvolgimenti della GAS in fatti di mafia. Il contratto in caso di problemi potrebbe saltare. Manco a parlarne di perquisizioni e sequestri. I vecchi soci della Gas spa potrebbero essere chiamati a restituire i soldi già pagati da Gas Natural più una penale. E i numeri sono tutti con nove zeri. Gli spagnoli, trattandosi di un affare con imprenditori siciliani, si sono messi gli uffici a Milano e a Bari – la loro presenza non è prevista oltre lo stretto di Villa San Giovanni. Per tale motivo la Monia Brancato restera’ a Bari con loro come dirigente fino all’estate del 2006 e garantira’ i contratti dalla stessa firmati con le imprese locali siciliane. Lapis , la sua socia storica D’Anna Maria vedova Brancato con le figlie, e gli altri soci, gia’ prima di cercare l’assistenza legale dell’avv.to Livreri, temono (in verita’, con il senno di poi, alcuni di loro erano certi ) di essere pesantemente coinvolti in indagini di mafia che sapevano (dai giornali e da qualcuno loro molto vicino e bene informato) essere in corso sin dalla cattura di Giuffre’ da parte della magistratura sulla loro società. Per loro, ovviamente, alla luce del contratto firmato con gli spagnoli, tale evenienza sarebbe una vera rovina finanziaria . E qui in primis et omnia viene il dio denaro !. Se qualcosa deve succedere è buono che succeda con il minor danno possibile e dopo il luglio 2005 (data prevista per l’ultimo pagamento milionario). Lapis si presenta nel mio studio con alcuni dei soci della Gas spa. A questo punto devo fare una premessa. Quando, sul finire degli anni ’70, è stata fondata la Gas spa, a capo della società è stato chiamato Ezio Brancato. E’ lui il democratico cristiano (partito assolutamente dominate nel periodo nell’isola) che, per oltre vent’anni, si occuperà della metanizzazione dei Comuni dell’Isola in qualità di amministratore della Gas spa. E’ lui che conosce tutto della società e dei rapporti tra la sua società e il complicato mondo degli appalti in Sicilia. Il patron della GAS Ezio Brancato viene, inaspettatamente, colpito da ictus cerebrale nell’agosto del 2000. I soci sperano che Brancato si riprenda e, magari, che spieghi come mandare avanti la società. Il responso dei medici, però, non lascia ben sperare – Brancato versa in stato di incoscienza e dopo qualche giorno muore. A questo punto la moglie Maria D’Anna, pur presa dal dolore e dall’inattesa situazione, reagisce con sangue freddo e fermezza infatti è riuscita, nel frattempo (se non nel frangente) a farsi assegnare la nuda proprieta’ del mega pacchetto azionario intestato a Ezio Brancato ( che garantiva anche altri soggetti non ufficialmente soci) l’unico vero conoscitore dell’operazione Gas come ha sempre affermato la D’Anna e garante della continuita’ politica e territoriale dell’attivita’. La donna che è laureata e conosce bene l’amministrazione della societa’ avendovi dedicato 20 lunghi anni della sua vita, con la fattiva e operosa amministrazione della figlia Monia ( amministratore delegato del gruppo) che è dottore in giurisprudenza, si da’ da fare. L’altra figlia Antonella è assente perche’ in Spagna. Comunque la D’Anna e la Monia, riescono – miracolosamente – nell’intento di divenire proprietarie , unitamente all’altra figlia Antonella, del pacchetto azionario del padre ammontante al 40% delle azioni del gruppo che aggiungeranno a quelle gia’, da loro singolarmente e attraverso societa’ (a loro intestate) , possedute. Dopo poco e con l’accertamento clinico della morte di Ezio Brancato otterranno anche la ricongiunzione dell’usufrutto del detto pacchetto azionario. Elusione fiscale miliardaria? Appropriazione indebita di quote di altri? Sembrerebbe impossibile trattandosi della consuocera di un alto magistrato della DNA. Infatti nessuno ha eccepito nulla pur essendo l’operazione alquanto strana per modalita’ di attuazione e tempistica. Faccio questa premessa per sottolineare che, alla morte di Ezio Brancato, la figlia Monia, che è l’amministratore delegato della Gas spa.e la madre D’Anna Maria, entrambe socie, rimangono una presenza di garanzia forte e costante per la continuita’ del gruppo societario. Insieme a loro ci sono anche il cognato del defunto Ezio Brancato, Luigi Italiano, che assume il ruolo di presidente della società fino al 2002, e il fratello di quest’ultimo, Peppino Italiano, ingegnere, direttore dei lavori dei cantieri che fanno capo alla Gas spa. A tutto quanto sopra si aggiunga come la Monia Brancato nel 2000 ha sposato Antonello Sciacchitano, figlio dell’alto magistrato della DNA Giusto Sciacchitano e pertanto la D’Anna Maria nell’ottobre 2000 è divenuta la con suocera di quest’ultimo >>.

"Comunque torniamo a questo famoso ottobre del 2004 ":

<< Ho detto che Lapis si presenta nella mia casa di Palermo. Lo ricevo in casa perché ricordo che era domenica e non ero in studio. Con lui ci sono i fratelli Italiano. Come ho già detto, sono molto preoccupati. Anche perché c’è una diffusa campagna stampa che va avanti dall’estate e anche in quei giorni, i giornali hanno pubblicato i nomi di alcuni personaggi, indagati per mafia, con i quali Gas spa ha siglato contratti di lavoro. A questo si aggiungono, per la prima volta dopo un lungo periodo di pax gli attentati ai cantieri della società che l’Ing. Italiano riferisce avere regolarmente denunciato. I soci sono molto preoccupati. Come ho già detto, temono che la società venga invischiata in vicende di mafia con tutte le conseguenze del caso. Non sono, a quanto pare, timori infondati. A dimostrarlo c’è un fatto che ha creato perplessità e panico tra i soci. Il giornale di Sicilia pubblica il successivo 5 novembre un’ intera pagina sulla cronaca in cui da’ anche notizia che la Gas di via Libertà 78, ha pagato la messa a posto >>.

"Chi dava notizia di tali indagini ?" :

<< il P.M. Dr. Prestipino della DDA di Palermo che rilascia una lunga intervista in cui punta il dito nei confronti degli imprenditori e informa gli stessi dalle pagine del quotidiano che chi non collabora e non si mette a posto con la giustizia sara’ incriminato per favoreggiamento alla mafia. Addirittura nell’articolo si faceva il nome di Italiano Luigi in relazione alla messa a posto della GAS per 32 milioni>>

"E allora come si comportano i suoi assistiti ??":

<< I soci della Gas D’Anna e Lapis sono molto preoccupati gia’ la mattina del 5 novembre a turno si presentano in studio con il giornale spalancato. E li’, sotto l’effetto dell’adrenalina la D’Anna comincia a versare sull’avvocato fiumi di notizie e racconti , alcuni apparentemente incredibili e anche delicati, ma comunque utili a fornire la loro versione su tali circostanze estortive. La D’Anna ricorda meglio degli altri tali circostanze perche’ era lei , erede del ruolo del marito deceduto, che aveva procurato i soldi per pagare il pizzo e racconta di tale Sciarabba Giovanni quale soggetto mafioso prenditore delle somme. Nel frattempo Italiano Giuseppe è stato invitato dai ROS di Monreale delegati alle indagini a recarsi a rendere sommarie informazioni. Andra’ il 6 mattina , l’interrogatorio durera’ molte ore, alla fine dello stesso, Italiano sara’ edotto dagli stessi inquirenti (fatto molto anomalo) nel verbale che leggerà e firmera’ che esistono indagini nei confronti della Gas a seguito del rinvenimento di due “pizzini” che parlano della stessa e per via delle dichiarazioni rese dal pentito Giuffre’; che il procedimento penale scaturito a seguito di tali evidenze investigative è il 4443/03 rgnr ; che risulta che la Gas ha pagato 32 milioni nel 2001 a tale Sciarabba quale pizzo alla mafia; che non essendo le sue risposte esaustive si procedera’ nei suoi confronti per favoreggiamento. Letto confermato e sottoscritto >>.

" Quindi potremmo dire che il 6 novembre del 2004 lei alcuni carabinieri dei ROS hanno riferito al suo assistito Italiano Giuseppe informazioni tecniche utili ad avere contezza dell’esistenza reale di indagini nei loro confronti ":

<< A tal punto l’Ingegnere Italiano è realmente spaventatissimo perche’ ha avuto diretta percezione di un vasto quadro investigativo nei loro confronti e che il pericolo di essere coinvolti per reati di mafia è certo, reale e concreto e loro devono fare delle scelte di posizione se vogliono salvare il salvabile. La D’Anna si incarichera’ da subito di informare il con- suocero e oltre a lei risulta, per indagini fatte dagli stessi p.m. , avere riferito la situazione al Dr. Sciacchitano anche la nuora Monia e il figlio Antonello. Insomma la situazione per volonta’ delle Brancato è portata a conoscenza del loro autorevole congiunto l’alto magistrato della DNA. E questo fatto è accertato e acclarato documentalmente .>>

"Ma scusi, secondo Lei, questa della D’Anna è una prassi normale ?":

<< Guardi io l’ho detto subito che ero contraria e che secondo me bisognava lasciarlo fuori anche per non comprometterlo ma la D’Anna disse che il suo con suocero le doveva molto in tutti i sensi anche perche’ il gruppo Gas pagava al genero Antonello Sciacchitano nel 2000 uno stipendio milionario all’anno, parliamo di circa 250 milioni di lire, oltre a tutti i frange benefit e che quindi lei meritava questo ed altro. Lei informava e riferiva, io ignoravo anche perche’ quanto riferiva la D’Anna palesava il sospetto di un contatto anche con i p.m. che indagavano a Palermo e siamo andati avanti cosi’ fino alla fine del mandato. >>

"Penso sia opportuno tornare ai fatti ":

<< Guardi che comunque anche questi sono fatti. Comprendo il suo turbamento nel sentirli raccontare , si immagini me che li ho vissuti e che ora ne sono vittima ; ma guardi che non sarebbe in Italia la prima volta. La cronaca ci ha insegnato a non dire mai ….mai . Quindi, dicevo, per complicare il quadro , nel luglio 2005 si avra’ certezza documentale che Italiano Giuseppe cosi’ come il fratello Luigi gia’ Presidente della Gas erano gia’ stati iscritti per 416 bis nel proc. penale 4443/02 e non si comprende perche’ entrambi furono sentiti solo a sommarie informazione e senza l’assistenza dell’avvocato pur essendo la sottoscritta dietro la porta ove si svolgeva l’interrogatorio attendendo l’esito della posizione>>.

"Quindi alcuni di loro erano indagati ?" :

<< Guardi all’epoca io, come legale, non sapevo se erano iscritti nel registro degli indagati oppure erano solo sentiti quali persone informate sui fatti. L’unico strumento che i legali abbiamo è richiedere certificazioni di pendenze di indagini e cio’io ho fatto ripetutamente per tutti costoro e in piu’ periodi. D’altronde i certificati rilasciatimi dalla Procura mi sono stati sequestri dai p.m. Altri legali forse ottengono informazioni dirette dai P.M. come ha dichiarato uno dei nuovi legali della D’Anna, ma io ho sempre proceduto come per prassi e mi risultava sempre che “non vi erano procedimenti suscettibili di comunicazione “ altro non so. Del resto considerato il contesto costituito da un complesso intreccio di rapporti con imprese mafiose, politici e territorio, non sorprende che lo fossero indagati. Infatti per diversi organi di vertice tra i quali gli Italiano e il Lapis (archiviati dagli stessi p.m. nel giugno 2007 in forma talmente generica da risultare non chiaro quali fossero gli addebiti loro mossi ) ci è stato dato modo – a posteriori - di avere contezza di tali richieste di iscrizioni; mentre ancora oggi – almeno io - non riesco a comprendere come per la D’Anna e la Monia Brancato, considerato il ruolo dalle stesse svolto, non vi sarebbero state analoghe richieste di iscrizioni. Eppure i Ros hanno trasmesso nel 2003 ai p.m. – sempre gli stessi –, nell’abito del proc.pen. 4443/02 rgnr una nota investigativa nella quale emergeva come la Monia Brancato avesse consentito al figlio di un noto boss di cosa nostra l’uso del suo telefono cellulare . Ora è mai possibile che nessuno abbia chiesto alla Monia Brancato quanto meno perche’ e come e in quale circostanza avesse consentito tale uso ovvero se – per assurdo – il telefono le era stato rubato?. Nooo. Su Monia Brancato e sulla mamma definita nelle intercettazioni telefoniche la Signora non si chiede nulla e non si indaga. Ricordo una vecchia pubblicita’ che recitava “No su De Rica non si può ” . Neanche a parlarne poi di chiedere loro come funzionavano i sub appalti che la stessa Monia dopo il decesso del padre concedeva e firmava alle imprese dichiarate poi dagli inquirenti mafiose. Uno o due pagamenti di pizzo confessati agli inquirenti sono stati sufficienti a fare loro assumere definitivamente la posizione di parte offesa e buona pace ai 20 anni di messe a posto dei cantieri della GAS. Questo appare quasi un’insulto a chi rischia la vita per denunciare il rachet mafioso>>.

"Torniamo a quel 6 novembre cioe’ a quando scoprite che esistono le indagini nei confronti della GAS e alle dichiarazioni dei suoi assistiti":

<< Il 6 novembre 2004, dicevo, si sapeva ormai quanto utile a regolarsi di conseguenza. Nei giorni successivi vengono sentiti anche la D’Anna , Italiano Luigi e Gianni Lapis. Quanto alle dichiarazioni rese dai miei assistiti emerge come lo Sciarabba a riceverlo presso gli uffici della Gas saranno l’ignaro Luigi Italiano e la cognata Maria D’Anna. Lo Sciarrabba parla del defunto Ezio Brancato con deferenza. Tanto che, lì per lì, a Luigi Italiano sembra una tardiva visita di lutto. Poi, però, capisce che il tizio non è venuto per porgere le condoglianze alla sua famiglia. Sciarrabba parla di accordi pregressi e puntuali per le messe a posto dei cantieri . Cose di cui il nuovo presidente, Luigi Italiano, non è per nulla a conoscenza e che, evidentemente, risalgono alla passata amministrazione di Gas spa. Sciarrabba dice che la società come da accordi deve elargire un contributo economico. In pratica, è venuto per riscuotere il periodico pizzo per conto della mafia. Per i cantieri, spiega, che la Gas ha aperto in alcuni centri della provincia di Palermo. Italiano Luigi è smarrito, confuso e preoccupato. Così decide di prendere tempo per stabilire come procedere. A Luigi Italiano, insomma, la visita di questo Sciarrabba non è andata proprio giù ed ha ragione. Insieme con sua cognata Maria D’Anna, la quale ha assistito alla visita e alle dichiarazioni dello Sciarabba, si recano nello studio del socio prof. Lapis. Il quale dice di non essere a conoscenza di questi fatti. Lapis non ne vuole sapere di pagare la tangente. Idem Luigi Italiano. Entrambi hanno una posizione ferma in tal senso. Il Lapis addirittura ruzzolera’ in una occasione lo Sciarabba dalle scale ( questo verbale dell’11 novembre 2004 non verra’ mai prodotto dagli inquirenti). La Maria D’Anna invece è possibilista. Dopo una lunga discussione Maria D’Anna taglia corto e dice: bene, è affare mio e ci penso io!. E’ lei che prepara la busta con dentro la somma richiesta dai mafiosi. Qualche giorno dopo, lo Sciarrabba si ripresenta negli uffici della società. Dove lo accoglie Maria D’Anna. La signora ha preparato la busta con i soldi. E gliela consegna. Sciarrabba arraffa la busta con il denaro e si dirige verso la porta d’uscita: ecco i 32 milioni. In pratica, la signora Maria D’Anna ha dichiarato di avere pagato i mafiosi perche’ spaventata da quanto lei immaginava che potessero fare alla sua famiglia anche se non risulta dalle dichiarazioni rese ai ROS quali minacce Sciarrabba abbia proferito all’indirizzo della signora e delle sue figlie; anzi lo stesso Sciarrabba richiamava – come confermato ai Ros da Italiano Luigi - di avere accordi precisi e pregressi con il defunto Brancato. In quel momento io so soltanto che, da avvocato e avendo ricevuto mandato di assisterli legalmente mi debbo dare da fare per tutelarli e farli collaborare piu’ possibile con gli inquirenti.>>

"E allora a questo punto lei come ha inteso procedere , professionalmente intendo dire ?" :

<< visto che si prospettava un coinvolgimento di quasi tutti i vertici della GAS mi viene conferito un mandato cumulativo per assistere tutti coloro ne avessero avuto bisogno, Il mandato collettivo trovava la sua ragione di essere nella necessita’ di costoro di condividere le informazioni e di perseguire un unico disegno difensivo espresso dalla D’Anna Maria, dalla figlia Monia e dal Gianni Lapis. Mi dovrò occupare di Gianni Lapis, di Luigi Italiano, di Peppino Italiano, di Maria D’Anna, della figlia di questa, Monia Brancato, nonché di altri soci e dipendenti del gruppo. Non solo. Ricevo anche il mandato per seguire le società del gruppo Gas spa che non sono state cedute agli spagnoli. Gli Italiano sono giustamente contrariati cosi’ come gli altri soci della GAS e pensano di essere stati tirati dentro una storia brutta la cui responsabilita’ di scelte deve ricadere per ovvie cose sulle Brancato che si comprende hanno scelto come operare con le imprese e con il territorio. Tanto che la Maria D’Anna e la figlia Monia Brancato quasi per scusarsi con tutti loro ma anche con tutti gli altri soci, decidono di accollarsi le spese legali unitamente con il loro socio storico Gianni Lapis. Tutto cio’ è contenuto nelle indagini del procedimento penale che mi coinvolge ma sembra che nessuno lo vuole leggere. La D’anna Maria , addirittura , il 9 novembre 2004 quando viene accompagnata da me dai Ros per chiarire la sua posizione , temendo l’esito dell’esame, dichiara a verbale sin dalle prime battute che ha deciso di presentarsi spontaneamente dopo consulto con il suo legale di fiducia avv.to Giovanna Livreri. E’ la D’Anna che dichiara che io sono il suo avvocato di fiducia dinanzi agli inquirenti. A seguire nello stesso pomeriggio rende dichiarazioni Italiano Luigi. Con le dichiarazioni del Prof. Lapis dell’11 novemrbe il cerchio è chiuso e il denaro consegnato è acclarato come estorsione subita. L’avv.to Livreri ha accompagnato dai Ros tutti coloro e ha atteso dietro la porta della P.G. perchè la stessa P.G. riteneva che la posizione dei detti signori potesse trasformarsi da un momento all’altro in indagati e avrebbero necessitato dell’assistenza del loro legale di fiducia. Quindi sono loro due, Lapis e Maria D’Anna, che mi consegnano nel dicembre 2005 l’acconto parcellare a valere per tutti e regolarmente fatturato dal mio studio a nome del soggetto intestatario dell’assegno. La D’Anna mi consegnera’ la sua quota . Nel frattempo Reporter trasmette su rai tre un’intervista al P.M. Michele Prestipino che fornisce informazioni sulle indagini sulle estorsioni e guarda caso mandano in onda la intercettazione telefonica effettuata dai Ros di una conversazione tra Italiano Giuseppe e un geometra di un cantiere della Gas. La tensione sale alle stelle >>.

"E allora dopo cosa avviene ?"

<< Dopo le audizioni, dico ai miei clienti di aspettare l’evoluzione degli eventi. La D’Anna come detto si fara’ la sua strada con il suo con suocero e anche li’ lo stesso – risultera’ in sede investigativa - la tranquillizzera’ ogni pie sospinto tanto sul loro coinvolgimento nelle indagini che sulla condotta e la linea difensiva assunta dall’avv.to Livreri – anche cio’ è emerso in sede di indagini . E su tale questione bisognerebbe capire come è possibile che io oggi risponda di truffa senza il concorso di tale autorevole magistrato che ha vagliato la mia condotta professionale dall’inizio della mia assistenza fino alla fine. In tale quadro investigativo e in base alle notizie stampa e alle esperienze maturate in altri casi anche meno eclatanti e vista la situazione di possibile condotta di contiguità alla mafia delle Brancato sarebbe bastato leggere il codice di procedura penale per rendersi conto che si verteva in reati in cui l’arresto è obbligatorio e la confisca pure. Comunque alle Brancato non succede nulla – vanno e vengono dalla Procura a rendere sommarie informazioni da me accompagnate e assistite e sono sempre parte offesa. Nel febbraio del 2005 scatta il blitz nei confronti di Lapis. Perquisizione e sequestro a casa e in studio. A disporlo sono i pm Sava e Buzzolani, coordinati dal procuratore aggiunto, Dr Pignatone. A indagare non ci sono più i Carabinieri del Ros, ma quelli del Rono, il Reparto operativo, e la Guardia di Finanza, sezione valutaria. Gli inquirenti notificano a Lapis l’avviso di garanzia. Si tratta del procedimento numero 12021 del 2004 in cui al Lapis sarà contestato tra i tanti il reato di intestazione fittizia. Gli inquirenti sospettano che il tributarista sia il prestanome di Vito Ciancimino. Intanto, nel dicembre del 2004, i soci della Gas spa hanno incassato la seconda tranche del pagamento dagli spagnoli. Nel finire del febbraio del 2005 e quindi nel frangente di quanto sta succedendo drammaticamente al socio Lapis, la Maria D’Anna mi rilascia un ulteriore acconto per l’assistenza legale che sto prestando e unitamente alle figlie Monia e Antonella mi conferisce ufficialmente un secondo incarico.>>

"Un secondo incarico ? dalla D’Anna e le figlie? e per che cosa ?"

<< L’incarico stragiudiziale della D’Anna Maria di ottenere la cittadinanza maltese si inserisce in un contesto e un progetto industriale piu’ ampio in cui la stessa desiderava con la figlia- Monia- realizzare nell’isola di Malta quanto realizzato in Sicilia in termini di metanizzazione. Infatti nel febbraio 2004 e cioe’ 9 mesi prima di conoscermi, gia’ la D’Anna aveva precostituito con il suo socio Gianni Lapis una provvista di 5 milioni di euro a mezzo alcuni bonifici bancari che sarebbe servita in parte a compensare loro passaggi azionari sulle societa’ non cedute al gruppo degli spagnoli del gas e in parte a finanziare lo start up del progetto metanizzazione a Malta. Cio’ non è mia personale interpretazione di quanto vissuto, ma emerge da note della Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza valutaria e dell’Ufficio Italiano dei Cambi e della Banca Mediolanum che hanno prodotto agli inquirenti le causali dichiarate all’atto dell’effettuazione dei bonifici bancari. Quindi Malta è un’idea progettuale del gruppo Brancato/Lapis messa in atto addirittura con passaggi finanziari accertati ben circa un anno prima di conoscere l’avv.to Livreri. Certo ottenere il nulla osta per divenire prossimi cittadini di un paese straniero – secondo legge e secondo procedure lecite - ha dei costi dettati dalla procedura locale ( onorari di avvocati locali, tasse e imposte da versare , etc.) e certamente non è cosa da poco. Quindi a febbraio 2005 la D’Anna , la figlia Monia e la figlia Antonella mi consegnano ciascuna un assegno di euro 80 mila da me costituito a fondo cassa e regolarmente fatturato per complessivi euro 240 mila. A Malta mi spiegano che, per ottenere la cittadinanza, le mie tre clienti devono produrre i certificati penali, carichi pendenti, attestazioni bancarie, attestazioni fiscali, prova dell’apertura di contino corrente in Malta, la dichiarazione di un commercialista di fiducia e il piano societario da applicare per gli investimenti a farsi in Malta. Insomma devono essere incensurate e senza macchia. Acquisisco i documenti e la dichiarazioni in piena trasparenza e legalita’. E porto tutto a Malta. Per fortuna, tengo sempre la contabilità. Il legale maltese mi chiede il suo onorario: 90 mila euro. Pago le tasse per il Governo Maltese sul minimo reddituale e per tutte e tre le signore per il primo anno e per il via-vai da Malta più altre spese, tutte documentate, dei 240 mila euro iniziali rimangono per tre posizioni meno di 40 mila euro al lordo delle imposte. Anche Maria D’Anna si reca a Malta per aprire il conto corrente utile ad ottenere la cittadinanza. Quello che fara’ li’ in termini bancari non è affare che riguarda la sottoscritta. Ora il fatto che alla D’Anna - da un certo momento - non è piu’ interessato operare con il suo socio Lapis, a maggior ragione di quanto è accaduto giudiziariamente allo stesso, non giustifica il rivolere indietro attraverso l’uso della giustizia il denaro speso. In concomitanza con l’operazione Malta e mentre la stessa procedeva, sul fronte giudiziario e a seguire la perquisizione e l’interrogatorio di Lapis , viene fuori, tra le altre cose, di alcune intercettazioni e salta dal cilindro la storia di alcune partecipazioni occulte nel gruppo Brancato, che farebbero capo all’ex parlamentare nazionale della Dc, Calogero Pumilia.>>

"Quindi L’On.le Calogero Pumilia sarebbe stato anche lui socio della GAS ?"

<< Sembrerebbe proprio di si anche perche’ aveva anche fatto assumere sua moglie nella Gas quale impiegata con regolare stipendio versato fino alla cessione del gruppo agli spagnoli. Maria D’Anna conosce di tale circostanza perche’ il rapporto con Lillo Pumilia è riferibile solo ed esclusivamente alla quota di suo marito Ezio Brancato e decide di prendere le distanze dal pericolo che si indaghi sulla sua quota capitale,. Della serie si comincia con Pumilia e non si sa’ dove si finisce ! . Cosi’ decide– scientificamente - di diventare parte offesa anche nel procedimento Lapis/Ciancimino. Come ? . Come ha imparato a fare: offrendo la sua – autorevole - versione del fatto. Cosi’ nel marzo 2005 comincia a fare dichiarazioni alla Procura della Repubblica anche per un’altra presunta estorsione. Secondo la versione della signora L’on.le Calogero (Lillo) Pumilia chiede attraverso Lapis e lei disconosce e ritiene Lapis un estortore. In verita’ il Pumilia ha chiesto ai soci di Gas spa conto e ragione delle sue partecipazioni societarie. Maria Brancato nega con risolutezza agli inquirenti – sempre gli stessi p.m. - che Pumilia sia socio. Ma il genero della D’Anna : Antonello Sciacchitano, sposato con la figlia Monia, nel corso di una deposizione resa agli inquirenti nel maggio 2007, smentisce la suocera e dice a chiare lettere che Pumilia è uno dei soci del gruppo. La D’Anna a tal punto dovrebbe essere incriminata per calunnia ma non le succede niente come sempre. Invece il Lapis è stato nel frattempo condannato dal GUP per l’estorsione alla D’Anna della quota del Pumilia e la D’Anna per altro si è costituita contro lo stesso Lapis parte civile >> .

"E questo coinvolgimento di altri avvocati del suo Foro che prima le portano via il mandato e poi diventano testimoni contro di Lei come lo spiega ?"

<< Sempre nel luglio del 2005 scopro per caso che Maria D’Anna, profittando della mia assenza per un grave intervento chirurgico, si è recata dai pm Buzzolani e Sava con l’avvocato Giovanni Di Benedetto. Sono perplessa e amareggiata il collega non mi ha comunicato nulla e cio’ deontologicamente è molto grave. Né tanto meno sono stata avvisata dalla cliente. A fronte di questa novità, il 25 luglio 2005 rimetto il mandato che mi è stato conferito dalla D’Anna e dalle due figlie. Ma resto legale degli altri: di Gianni Lapis, di suo fratello, di sua figlia e di sua moglie; e, ancora, degli Italiano e dei soci delle società del gruppo Gas spa non cedute agli spagnoli fino a quando le recenti devastanti notizie giornalistiche sul mio procedimento non decideranno per me costringendomi a rimettere il mandato per non coinvolgere i miei clienti nelle mie beghe di bottega . Intanto è scoppiata una grana tra Lapis e Maria D’Anna. Quest’ultima ha deciso di recidere i legami con Lapis che, nel frattempo, è finito nel tritacarne della giustizia. Anche in questo caso occorre tornare su fatti gia’ narrati. Nel febbraio del 2004 Lapis e Maria D’Anna hanno siglato un accordo. Quest’ultima come gia’ detto ha rimesso a Lapis nel febbraio 2004 ben 5 milioni di euro con bonifici bancari a nome suo e delle sue figlie. Tale provvista viene costituita per portare a termine due operazioni. Primo: per partecipare alla metanizzazione dell’isola di Malta, attraverso una società dell’arcipelago Gas non ceduta agli spagnoli: la Fingas ove Lapis e Brancato sono soci. Secondo: per l’acquisto di alcune quote della societa’ Res, una società che è proprietaria di un terreno dislocato nell’area portuale di Palermo e che non è stata ceduta agli spagnoli . >>

" Ma nel febbraio 2004 se ho capito bene lei ancora non si occupava professionalmente di tali clienti e quindi sembra che Malta sia una loro scelta ":

<< In pratica e secondo le plurime note della guardia di finanza sezione valutaria è cosi’ ma i p.m. a cui le note per altro erano destinate non ne tengono stranamente alcun conto per procedere nei miei confronti per accusarmi di truffa in relazione all’assistenza a Malta. Comunque va’ detto come Maria D’Anna dopo il febbraio 2005 ( cioe’ quando Lapis diventa per la Procura l’intestatario del tesoro di Ciancimino e cominciano i suoi guai processuali ) dice a Lapis: non sono più interessata alla metanizzazione di Malta; tu – LAPIS - tieniti le quote Fingas e io – d’Anna - mi tengo la Res. La signora vede bene. E’ per caso chiaroveggente? . Infatti Fingas nel luglio 2005 viene sequestrata dall’autorità giudiziaria nel quadro dell’inchiesta sul tesoro di Vito Ciancimino. Anche in questo caso, i pm – sempre gli stessi - ipotizzano che si tratti di un bene riconducibile all’ex sindaco di Palermo. Gli avvocati Santi Magazzù e Giovanni Di Benedetto sono ormai i legali della signora D’Anna. Con quest’ultimo inizio un carteggio per definire il contenzioso tra la D’Anna e Lapis. La storia va per le lunghe e decido di non occuparmene più. Siamo nel 2005. Il processo Lapis, nel frattempo, va avanti. Si susseguono i sequestri. Nel mirino dell’autorità giudiziaria finiscono anche i beni di altri soci del gruppo.>>

"Allora parliamo di questa denuncia fatta a lei dalla D’Anna?"

<< Il 14 luglio del 2006 entra in scena l’avvocato Alberto Polizzi, che consegna – a sue mani - al pm Pignatone un esposto denuncia di Maria D’Anna. In questo esposto la D’Anna afferma che l’avrei truffata (Sigh!!) , ricordandoselo un anno e mezzo dopo l’ultimo pagamento, poiché le avrei fatto credere che c’era un procedimento penale pendente a suo carico ma lei non sa’ quale e per quali reati (doppio sigh!!). Grazie a ciò mi sarei fatta pagare per la sua assistenza 200 mila euro. Pagamento che c’è stato, in due tranche da 100 mila euro cadauno ma i soldi li ho ricevuti per i già citati incarichi cumulativi e per tutte le assistenze fornite. Denaro regolarmente fatturato dal mio studio come gia’ detto. La signora nega anche l’evidenza.>>

"E dopo la denuncia del luglio 2006 cosa succede ?"

<< Grazie all’esposto di Maria D’Anna scattano le indagini su di me mentre mi accingo a difendere il Lapis Gianni dinanzi al GUP. Inoltre Maria D’Anna dice ai pm che, in un documento da me consegnatole, ci sarebbe scritto che a mio nome le avrei chiesto 650 mila euro. La signora, a sostegno di quanto afferma, produce il documento. Solo che tale atto che produce non riporta tale richiesta e neanche il mio nome e non proviene dal mio studio: si tratta, infatti, di un fax arrivato da Bari, dove io non ho mai tenuto uno studio. Per la cronaca, si tratta della sede di Bari della Gas natural, la società che ha rilevato Gas spa , ove lavorara’ la figlia della signora D’Anna, Monia Brancato fino al giugno 2006 . Ebbene, a questo punto succede una cosa sconcertante. Senza che i pm abbiano prima accertato la veridicità di tale affermazione ne tanto meno valutato l’evidente calunnia processuale , tutto finisce sui giornali. Io, per alcuni giornali, avrei incassato, anzi estorto un milione di euro alla signora D’Anna e per altri addirittura 5 milioni di euro e sarei coinvolta in riciclaggio. Le notizie, prive di fondamento, fuggono, o vengono fatte fuggire, per tentare di infangarmi e togliermi autorevolezza e credibilita’, senza che nessuno, prima che finiscano sui giornali, accerti la veridicità del contenuto dell’esposto della D’Anna e della congruita’ degli allegati dalla stessa prodotti . Tutte queste cose le ho documentate nelle denunce che ho presentato alla Procura di Caltanisetta e che hanno determinato una serie di procedimenti penali in atto in fase di indagini preliminari. Sempre nel luglio 2006, l’avvocato Di Benedetto rende una testimonianza ai magistrati riferendo di un colloquio che avrebbe avuto con me. Tale colloquio si sarebbe svolto in tribunale, nel settembre del 2005, mentre ognuno di noi attendeva la celebrazione della rispettiva udienza. Di Benedetto riferisce due cose. Primo: che io avrei definito la signora D’Anna un’ingrata perché mi ero impegnata a farle trasferire il patrimonio a Malta in barba alle Procure. Secondo: che avrei brigato per fare cadere un processo che la riguardava. L’avvocato Di Benedetto dimostra di avere una memoria di ferro, visto che ricorda il colloquio ed il giorno esatto dello stesso, a circa un anno di distanza. Si tratta, evidentemente, di frasi che io non ho mai pronunciato. A questo punto, la mia parola contro la sua. Che, a quanto pare, per i magistrati conta più della mia. C’è di più: l’avvocato Di Benedetto si presenta all’audizione con una documentazione che riguarda l’oggetto della sua testimonianza. Sapeva prima quello che gli avrebbero chiesto i magistrati? O la sua è solo preveggenza sciamanica-giudiziaria? Infatti si presenta ai magistrati per essere sentito come persona informata sui fatti gia’ tenendo in borsa la notifica fattagli per un suo cliente per il 21 settembre 2005 – come se gli avvocati camminassimo con in borsa l’archivio di tutte le notifiche a noi fatte per i nostri clienti onde ricostruire in ogni momento dove eravamo in tale giorno!! . Il 20 settembre 2006 interrogano me. Documenti alla mano, dimostro di aver ricevuto il mandato di assistenza collettiva. Allegando tutte le fatture per i pagamenti ricevuti. Tutte cose che ribadisco in una memoria difensiva il 4 ottobre. Il 27 ottobre i magistrati procedono, ancora una volta, all’audizione di Maria D’Anna. Che nega di avere rilasciato un impegno scritto e viceversa conferma un accordo verbale con Lapis a riguardo il mandato cumulativo . Una dichiarazione che , per pronto accomodo, fa’ divenire falsa la documentazione da me prodotta. Al solito tutto finisce sui giornali compreso gli intimi convincimenti accusatori dei p.m. Il 10 novembre 2006 i magistrati dispongono la perquisizione nel mio studio professionale. Giorni dopo, mentre è ancora in corso il repertoriamento dei documenti sequestratimi, i pm Pignatone, Sava e Lari convocano Maria Brancato e la figlia Monia. Anzicche’ sentire la D’Anna , la informano loro stessi, di alcuni fatti riguardanti la mia persona e sui loro convincimenti accusatori invitandola a produrre una querela contro di me. Cosa, questa, da me puntualmente denunciata. In questa occasione i pm fanno firmare i verbali di Antonella Brancato alla madre Maria D’Anna; mentre i verbali di quest’ultima vengono firmati dalla figlia. Utilizzano questi verbali firmati a rovescio insieme con le dichiarazioni dell’avvocato Di Benedetto per chiedere al Gip, Vincenzina Massa, la mia sospensione dalla professione di avvocato. Il Gip emette ordinanza. Questo avviene il 13 dicembre del 2006. Impugno il provvedimento. Il 18 gennaio di quest’anno il Tribunale del Riesame di Palermo revoca il provvedimento di sospensione. Nel motivare la revoca, i giudici scrivono che non ci sono i presupposti di legge per giustificare un provvedimento del genere nei miei confronti. Intanto il 6 dicembre i pm Pignatone, Lari e Sava hanno richiamato Maria d’Anna e la figlia Monia per apporre le giuste firme sui verbali firmati a rovescio e cosi’ riaggiustano le cose. E’ tutto documentato nelle indagini del mio procedimento penale . Intanto ho gia’ denunciato la D’Anna per calunnia presso la Procura di Caltanissetta. E, sempre alla Procura Nissena, illustro tutti i fatti che ho raccontato, allegando la documentazione. In base agli atti contenuti nel procedimento penale n° 9035/06 rgnr (quello che mi coinvolge) e nel procedimento penale n° 4443/02 rgnr i pm del Tribunale di Caltanissetta iscrivono quindi nel registro degli indagati i magistrati Giuseppe Pignatone, Sergio Lari, Lia Sava, e Giustino Sciacchitano. Denuncio anche gli avvocati Di Benedetto e Magazzù che, da legali, si sono trasformati in testimoni per dare forza alle dichiarazioni della D’Anna. A questo punto, mi pongo e pongo una domanda ai lettori: com’è possibile che la D’Anna, che dall’avv.to Livreri è assistita unitamente ad altri soci anche suoi congiunti invece di chiamare a testimoniare gli stessi ha bisogno della testimonianza de relato di due avvocati che nel periodo di assistenza dell’avv.to Livreri non hanno avuto alcun rapporto con la stessa e i suoi assistiti? . Il 23 maggio 2007 i pm Sava e Buzzolani sentono Antonello Sciacchitano. E’ un teste chiave, un teste che informa i p.m. che il padre – l’alto magistrato della DNA – era informato di tutto e che avrebbe tranquillizzato la nuora in ordine alle sue preoccupazioni giudiziarie e alla condotta professionale e deontologica dell’avv.to Livreri (ma allora di che stiamo parlando?)>>

"Insomma lei pensa che la Procura abbia adottato due pesi e due misure?" :

<< Veda che quando parlo dei p.m. io non mi riferisco alla Procura di Palermo ma bensi’ ai soliti cinque onnipresenti , almeno per i fatti che fino ad ora ho narrato , pubblici ministeri componenti la DDA , sempre e solo gli stessi che si occupano di tutti i fatti a trecentosessanta gradi. Anzi le dico di piu’ , stupisce e non solo me, notare come alla certezza dei pm circa il ruolo di Lapis quale prestanome di Ciancimino, abbia fatto sempre da contrappunto l’altrettanta olimpica certezza che i Brancato, a cominciare dal defunto Ezio Brancato, nulla sapessero di Vito Ciancimino e di intestazioni fittizie varie e che soprattutto la D’Anna e le figlie Monia e Antonella Brancato – anche quest’ultima dirigente della Gas , sono sempre e solo e in qualunque circostanza parti offese. >>

"Be’ ma le Brancato le ha denunciate?":

<< Ora possono ben dire di essere indagate, madre e figlie, anche se non a Palermo ma a Caltanissetta per calunnia processuale e diffamazione nei miei confronti. E mi creda non è atto dovuto la loro iscrizione ma frutto di prove documentali da me prodotte circa la loro condotta criminosa.>>

"E il suo procedimento penale a Palermo come è finito ? ":

<< Il 5 giugno di quest’anno i pm concludono le indagini a favore della perpetua parte offesa e fanno di più: hanno incriminato Lapis, reo di avermi favorito. Questo perché, in una nota che risale al 25 settembre di quest’anno, ha affermato che quanto riferito dalla D’Anna su di me è falso. Ah! lesa maiestatis !!– giu’ le mani dalla D’Anna !!. Intanto nella conclusione delle indagini sparisce il falso a mio carico. Insomma, non sono più una falsaria, contro di me sembrerebbe si procede – al momento - solo per truffa e tentata truffa. Il 15 novembre mi dovrei presentare davanti la prima sezione del Tribunale in composizione monocratica, cioè davanti un solo giudice. E sapete chi sarebbe questo giudice? Antonio Tricoli, marito del p.m. Lia Sava, il magistrato che mi ha inquisito e che ha firmato la citazione diretta a giudizio. Comunque lo stesso non si è presentato in udienza il 15 novembre e in sua sostituzione è intervenuto un sostituto che ha assegnato il processo ad altro giudice e per l’udienza del 5 dicembre p.v. . >>

" Si’ ma come funziona questo rinvio a giudizio senza passare dal GUP.":

<< Be’ guardi anche qui c’è, purtroppo per me, una palese violazione del codice di procedura. Anche qui la scelta appare della classica botte piena e moglie ubriaca. Il 23 luglio 2004 mi è stato notificato dai PM., e a loro firma, un inopinato decreto di citazione diretta a giudizio per il 15 novembre 2007 per il reato di truffa contestato con le aggravanti speciali previste dal codice penale e che di per se’ rendono impossibile tale procedura giudiziaria. Ora non voglio nemmeno immaginare che i P.M. non conoscano i loro limiti procedurali e che si siano voluti sostituire al giudice naturale. Sta comunque il fatto che si sono in atto attribuiti tale potere. Sara’ quindi ancora una volta il giudice a stabilire se la scelta operata dai P.M. è legittima ovvero se tale strumento è nullo e quindi ho diritto ad ottenere che sia eventualmente il Gup – dopo avere esplicitato la mia difesa- a rinviarmi a giudizio ovvero a riconoscere l’infondatezza dell’ipotesi accusatoria. >>

p.s.

Resta sempre da chiedersi : Come mai i magistrati: Pignatone, Lari, Prestipino, Sava e Buzzolani titolari dell’inchiesta nei miei confronti, pur consapevoli di essere indagati dalla Procura di Caltanissetta per reati commessi in relazione ai fatti denunciati dalla D’Anna e durante le indagini nel procedimento da loro condotto contro di me, non hanno sentito l’esigenza di affidare ad altri magistrati, evidentemente più sereni, le indagini? E come mai ben cinque magistrati della Direzione distrettuale antimafia (Pignatone, Lari, Prestipino, Sava, e Buzzolani) si occupano di un comune reato contro il patrimonio, perché alla fine questo mi contestano? E soprattutto perche’ questi cinque magistrati si comportano con ogni evidenza come se gli stessi avessero perduto memoria di essere stati i p.m. del procedimento penale 4443/02 rgnr e 12021/04 rgnr che hanno visto l’avv.to Livreri impegnata ad assistere legalmente prima ancora che gli ex socie della Gas e i dipendenti e i soci della Fingas e della Sirco le stesse D’Anna e Monia Brancato ?.