lunedì, ottobre 01, 2007

Ancora sull' ex ministro La Loffia...

Da Mandalà a La Loggia, da Cuffaro a Mastella. Per Francesco Campanella, il politico "pentito" che, con le sue dichiarazioni, ha aggravato la posizione del presidente della Regione nel processo che lo vede imputato di favoreggiamento a Cosa nostra e rivelazione di notizie riservate, è arrivata l´ora di ribadire in aula le sue accuse sulle tante relazioni pericolose tra uomini politici e mafiosi che a lui, ex segretario nazionale dei giovani dell´Udeur ma anche uomo "riservato" della famiglia mafiosa di Villabate, risultano in prima persona. E proprio al processo per le tangenti per la realizzazione del centro commerciale di Villabate Campanella verrà ascoltato la prossima settimana a Firenze dai pm Nino Di Matteo e Lia Sava che, nei giorni scorsi, hanno depositato agli atti il memoriale datato 11 ottobre 2005 nel quale Campanella, ancor prima di formalizzare il suo status di collaboratore di giustizia, ha messo nero su bianco le sue accuse. E non solo a Cuffaro. Ci sono due uomini di primo piano di Forza Italia ai quali il pentito attribuisce uno stretto rapporto personale con il boss di Villabate, Antonino Mandalà, che fu il coordinatore del circolo azzurro di Villabate. E proprio Mandalà, in una riunione nello studio del presidente dei senatori di Forza Italia Renato Schifani, avrebbe concordato con lui e con «il suo amico e socio» Enrico La Loggia le modifiche da apportare al piano regolatore di Villabate, strumento di programmazione fondamentale per la realizzazione del centro commerciale che tanto interessava alla cosca di Villabate. Il pentito racconta che l´operazione concordata tra Mandalà e La Loggia «avrebbe previsto l´assegnazione dell´incarico ad un loro progettista di fiducia, l´ingegner Guzzardo, e l´incarico di esperto del sindaco in materia urbanistica allo stesso Schifani, che avrebbe coordinato con il Guzzardo tutte le richieste che lo stesso Mandalà avesse voluto inserire in materia di urbanistica. In cambio - precisa poi Campanella - La Loggia, Schifani e Guzzardo avrebbero diviso gli importi relativi alle parcelle di progettazione Prg e consulenza». Secondo Campanella, «il piano regolatore di Villabate si formò sulle indicazioni che vennero costruite dagli stessi Antonino e Nicola Mandalà, in funzione alle indicazioni dei componenti della famiglia mafiosa e alle tangenti concordate». Nel processo che martedì si trasferisce a Firenze sono imputati Pier Francesco Marussig e Giuseppe Daghino (i manager della multinazionale romana Asset); l´ex sindaco di Catania, Angelo Francesco Lo Presti; l´ex sindaco di Villabate, Lorenzo Carandino; gli architetti Rocco Aluzzo e Antonio Borsellino. Nella vicenda dell´ipermercato di Villabate, che poi non fu mai realizzato, Campanella è il teste chiave: il pentito sostiene di aver ricevuto da Marussig una tangente da 25 mila euro per sveltire l´iter di approvazione del centro commerciale. Antonino Mandalà è invece imputato in una seconda «tranche» del processo che si celebra con il rito abbreviato. Il tribunale lo ha condannato a 8 anni per associazione mafiosa nel processo a Gaspare Giudice.
Fonte: L'espresso

2 commenti:

spadafora live ha detto...

vorrei solamente ricordare che il "pentito" e' stato catalogato come persona affidabilissima dai pm che si occupano dell'inchiest, pertanto le sue dichiarazioni, se confermate in aula, potrebbero avere una valenza abbastanza importante.

Sciavè ha detto...

grazie per le precisazioni sempre puntuali...
Saverio