giovedì, settembre 06, 2007

Dalla Chiesa

Palermo rende omaggio al prefetto dei 100 giorni, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa assassinato la sera del 3 settembre 1982. Nell'agguato di via Isidoro Carini morirono anche la moglie del generale Emanuela Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo. Venticinque anni dopo alla cerimonia di commemorazione corone di fiori sostituiscono la scritta «Qui è morta la speranza dei palermitani onesti», che poche ore dopo i massacro apparve sul luogo del triplice omicidio. «Occorre fare in modo che il sacrifico del generale Dalla Chiesa non resti vano» ha dichiarato il procuratore nazionale Pietro Grasso «bisogna tesaurizzare gli insegnamenti che ci ha lasciato sia in relazione al modo di condurre le indagini, sia sotto il profilo umano e dell'impegno». «Mi auguro» ha aggiunto Grasso «che si tragga esperienza dal passato: quando lo Stato di fronte ad una presa di posizione forte della mafia ha avuto una reazione globale e concreta». «Certamente» conclude «negli ultimi tempi c'è un ulteriore pressione di Cosa Nostra sotto il profilo delle intimidazioni». Ma soprattutto il procuratore ha sottolineato come «ancora oggi non sia del tutto chiaro il contesto nel quale è maturato questo efferato assassinio» per il quale sono stati condannati all'ergastolo i boss Antonio Madonia e Vincenzo Galatolo e a quattrodrici anni di carcere i collaboratori di giustizia Paolo Anselmi e Calogero Ganci. «Qualcuno» ha continuato Grasso «voleva ucciderlo già tre anni prima del suo insediamento a Palermo». Il procuratore ha ricordato anche la richiesta coraggiosa del generale Dalla Chiesa di assumere poteri di coordinamento avendo compreso la necessità di «far convergere contributi diversi nella medesima direzione». «A venticinque anni dall'efferato omicidio del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente della polizia di stato Domenico Russo, avvertiamo con speciale intensità il valore del suo impegno al servizio delle istituzioni democratiche», scrive il Presidente della camera Fausto Bertinotti, in un messaggio al prefetto di Palermo Giosuè Marino. «Nella sua profonda adesione ai valori della costituzione repubblicana e nel rigore civile e morale che ne hanno segnato il difficile impegno contro il terrorismo e contro la mafia, la comunità nazionale continua a trovare un importante punto di riferimento cui debbono guardare con grande attenzione i giovani, i movimenti e le associazioni che con il proprio entusiasmo e la propria capacità di proposta animano l'azione di contrasto della società civile alla violenza della criminalità organizzata». Dopo le celebrazioni nella Chiesa di Santa Maria Monserrato a piazza Croci è seguita la cerimonia di titolazione al generale Dalla Chiesa della caserma sede del Comando regionale carabinieri Sicilia. «Il generale Dalla Chiesa aveva senso dello Stato, spirito di giustizia, onestà e temperamento. E aveva un'istintiva generosità e profonda umiltà. È un'icona del nostro tempo che suscita rispetto e ammirazione non solo tra i militari dell'Arma» dice Gianfrancesco Siazzu, comandante generale dell'Arma dei carabinieri, che aggiunge «la signora Agnese Borsellino è la madrina della cerimonia». Agnese Borsellino è la vedova del magistrato Paolo, ucciso nella strage di via d'Amelio il 19 luglio 1992 a Palermo. «Bisogna creare una mobilitazione generale di persone che sentano come decisiva la lotta alla mafia» dichiara invece il sottosegretario agli Interni, Alessandro Pajno durante la cerimonia. «Il cambio culturale di mentalità». In tal senso si muove la decisione di Confindustria, di espellere dall'associazione chi paga il «pizzo». «Si tratta di un passo importante» ha aggiunto Pajino. «Confindustria avrà il sostegno dello Stato. Le forme e i modi saranno esaminate e successivamente decise, ma il governo non lascerà solo chi ha capito che pagare il pizzo è un disvalore.
Fonte: L'Unità

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