giovedì, luglio 26, 2007

Si riapre l'inchiesta su Borsellino

ROMA - Sui tanti misteri ancora insoluti della strage di via D'Amelio, che costò la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta, non indagherà soltanto la Procura di Caltanissetta che nelle scorse settimane ha riaperto l'inchiesta sui cosiddetti mandanti occulti. La commissione Antimafia, che oggi ha definito il quadro delle attività da svolgere dopo l'estate, ha annunciato l'avvio di una propria indagine.
"L'inchiesta - spiega una nota della commissione - prenderà il via dai nuovi elementi su possibili coinvolgimenti di apparati di sicurezza dello Stato emersi proprio in occasione dell'anniversario della strage".Il tema, dunque, sarà quello dell'eventuale implicazione di apparati deviati dello Stato nell'eccidio, tornati, nelle scorse settimane, all'attenzione degli inquirenti che hanno ripreso gli accertamenti dal punto in cui erano stati lasciati, e cioè dal Castello Utveggio situato sul monte Pellegrino, che sovrasta la via d'Amelio, dove venne messa l'autobomba che uccise il magistrato. Nell' edificio, oltre al Cerisdi, un centro di alta formazione, sarebbe stato ospitato anche un gruppo operativo del Sisde.Ma anche un altro organo dello Stato, il Copaco, il comitato parlamentare per i Servizi di informazione e sicurezza, ha puntato l'attenzione sulla vicenda. Domani avrebbe dovuto ascoltare il procuratore aggiunto di Caltanissetta Renato Di Natale che, insieme al sostituto Rocco Liguori, coordina la nuova inchiesta sui mandanti occulti. L'audizione, finalizzata ad "approfondire le questioni relative all'ipotizzato coinvolgimento di appartenenti ai servizi segreti e alle forze di polizia nella preparazione e nella esecuzione dell'attentato", però, è stata rinviata a data da destinarsi per un grave lutto familiare che ha colpito il magistrato.Intanto ieri, in un'ordinanza di otto pagine, depositata oggi e notificata ai familiari di Borsellino, il Gip di Caltanissetta Ottavio Sferlazza, che aveva respinto la richiesta di archiviazione dell'indagine sulla scomparsa dell'agenda rossa di Borsellino, documento ritenuto importantissimo dagli inquirenti, ha indicato alla Procura nuovi spunti investigativi da approfondire. Ai pm di Caltanissetta il magistrato ha chiesto di interrogare alcuni carabinieri ritratti dai filmati, girati dalle tv dopo la strage e acquisiti dalla procura. I militari sono accanto al tenente colonnello Giovanni Arcangioli, allora capitano, immortalato dopo l'esplosione con in mano la borsa del magistrato ucciso. Arcangioli, dopo il suo interrogatorio, è stato iscritto nel registro degli indagati per false dichiarazioni al pm. L'ufficiale avrebbe fornito una versione dei fatti che contrastava con quella di altri testimoni. Accanto all'allora capitano dei carabinieri vennero ripresi due colleghi, uno non è stato identificato formalmente, l'altro è l'appuntato Maggi che successivamente portò la borsa, ricomparsa nell'auto di Borsellino , in Questura. Ma l'agenda dentro non c'era più.
25/07/2007

Fonte: La Sicilia

4 commenti:

Morgan ha detto...

ora che ho scoperto un blog così non lo mollo più. Siamo in due: a me la mafia fa cagare! Anche se non sono siciliano, ma un polentone trapiantato a Roma. Però ho alcuni carissimi amici siciliani :)

Ti dirò di più: i mafiosi sono pezzi di merda.

Anonimo ha detto...

Se indaga la commissione antimafia...possiamo dormire sonni tranquilli.
Siamo in una botte di ferro

Sciavè ha detto...

sono contentissimo delle parole di morgan...
è sempre la stessa storia,durante l'anniversario di Borsellino se ne parla un po' e poi puff...oblio...

Anonimo ha detto...

la mafia è un cancro!!!!!!!!!!