lunedì, maggio 28, 2007

Amato spiazzato da "un piccolo capo populista"

PALERMO — Gli studenti invocano legalità, pulizia all'interno dei partiti. E lo fanno con il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, nel giorno in cui a Palermo si ricordano le vittime della strage di Capaci. Il dibattito nell'aula bunker dell'Ucciardone registra anche un vivace scambio di opinioni tra il responsabile del Viminale e il presidente della Consulta degli studenti di Palermo, Francesco Cipriano, 19 anni. Il giovane ricorda i politici condannati definitivamente che siedono ancora in Parlamento: «Tutto ciò - dice - non può essere un segno di legalità». E rivolgendosi al ministro sollecita un impegno dei politici contro la mafia «con il cuore, lo stomaco e soprattutto le palle». Il discorso di Francesco viene accolto con un’ovazione dalle centinaia di studenti che affollano l'aula dove si celebrò il maxiprocesso. Il giovane fa anche un elogio di internet, condiviso da Amato che invita però a «verificare le notizie» trovate sul web e a «usare di più i libri» . «Se non ci fosse, se non avessimo il blog di Beppe Grillo - sostiene lo studente - non sapremmo certe cose, nè che in Parlamento siedono 25 condannati». Amato non apprezza nè il tono nè il contenuto dell' intervento di Francesco, sei «un piccolo capo populista» dice il ministro che spiega: «la democrazia ha bisogno di passione, ma anche di ragione». «Hai difeso Beppe Grillo - aggiunge - e i Grillo servono al Paese ma non è detto che siano la bocca della verità». Poi riferendosi ai 25 condannati presenti in Parlamento, Amato argomenta:«Bisogna distinguere tra condannati e condannati, alcuni dei quali possono esserlo per reati minori e compatibili con la legge una volta che la pena è stata scontata con una piena riabilitazione. Una volta che ciò che è avvenuto è inammissibile che vengano esiliati dalla vita pubblica. Se non fai questa distinzione diventi un giustizialista ingiusto». Francesco nel suo discorso invita anche Amato a tornare a Roma e dire ai propri colleghi che a Palermo c'è la mafia «e deve essere combattuta con leggi forti». Il responsabile del Viminale replica: «Lo sappiamo, perchè la contrastiamo da anni e facciamo parte di uno schieramento al quale la battaglia antimafia deve molto. Io ti potrei dire di ricordarlo piuttosto a quelli di Palermo: tu hai anche qui delle istituzioni. Ricordalo anche a loro».
Fonte: Il Tempo

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