sabato, marzo 03, 2007

Fabrizio Moro

L’anno scorso ha rifatto il letto a Francesco Facchinetti, ospite con Aida Yespica dell’albergo romano in cui lavora. Oggi è la rivelazione del Festival di Sanremo. Fabrizio Moro, 31enne cantautore di Guidonia, in provincia di Roma, ha vinto il premio della critica Mia Martini (sezione giovani) con il brano sulla mafia «Pensa», dedicato a Falcone e Borsellino e che sin dalla prima esecuzione ha messo d’accordo tutti, pubblico e critica. Fa il facchino d’albergo a Roma e si è messo in aspettativa per partecipare al festival. Per mantenersi ha fatto di tutto, i lavori più umili. «Ho un contratto di facchino extra, posso lavorare solo 12 giorni al mese - spiega Moro - Guadagno 700 euro al mese, più le serate nei club, per cui ho uno stipendio dignitoso». Marco Risi ha girato il videoclip per «Pensa», in cui appare anche Rita Borsellino e, tra gli altri l’attore di «Mery per sempre» Francesco Benigni. «Avevo scommesso con lui una vittoria, ed eccomi qua a ritirare il premio», ha detto l’attore siciliano. «Pensa» è dedicata a Falcone e Borsellino «e a tutti gli eroi morti per la libertà», come ha detto nella prima serata del festival Moro. Fabrizio Moro ha pubblicato il suo primo singolo nel 1996, dal titolo «Per tutta un’altra destinazione». Nel 2000 esce il suo primo album e, nello stesso anno, partecipa nella sezione Giovani al Festival di Sanremo con «Un giorno senza fine». Nel 2004, il cantautore pubblica in lingua spagnola i singoli «Situazioni della vita», insieme a brani di Neffa, Alex Britti, Lucio Dalla, Claudio Baglioni e di altri big della canzone italiana, in una compilation per il Sudamerica «Italianos para siempre». Poi un altro singolo, «Eppure pretendevi di essere chiamata amore», sempre del 2004. L’anno seguente, il singolo «Ci vuole un business» e utilizzato dalla Croce Rossa Italiana per campagne sociali. Nel 2006 entra a far parte del team di Giancarlo Bigazzi e Marco Falagiani, con i quali inizia a lavorare per realizzare il nuovo album, uscito il 1 marzo. Per Moro, la musica «non può cambiare il mondo, può solo smuovere le coscienze, come una vita dedicata alla giustizia non può sconvolgere l’umanità. Dovremmo essere tutti più onesti con noi stessi e con gli altri. E poi - aggiunge - non riesco a capire la sottile linea che divide gli eroi dagli illusi».
Fonte: brescia oggi

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