sabato, marzo 24, 2007

Amato a Gela

Per accogliere il ministro degli Interni Giuliano Amato, Gela è stata iperblindata con misure di sicurezza eccezionali e senza precedenti: divieto di sosta e fermata in tutte le strade del percorso (mattinata dura per gli automobilisti e la gente che va a lavorare al centro storico), tombini saldati, tiratori scelti appostati nelle case attorno al municipio e poliziotti che filmavano ogni movimento in piazza, un cordone di agenti che hanno tenuto lontani i giornalisti per tutta la durata della visita.
Anche all'interno del palazzo comunale durante gli incontri a porte chiuse con le istituzioni, agenti armati, uffici sigillati e controlli serrati. Per il ministro il municipio è stato lucidato ed addobbato a festa con bouquet floreali, una mostra di reperti sequestrati con l'operazione Ghelas nel corridoio che nessuno ha potuto vedere, e financo la toilette comunale rinnovata con le tende e il portarotoli che non c'era mai stato.
Anche alla sede dell'Agro Verde di Stefano Italiano (che vive sotto scorta dopo aver denunciato gli estortori) addobbi spettacolari con trionfi di frutta ed ortaggi e cascate di pomodoro ciliegino prodotti dall'Azienda. Il ministro arriva alle 11,30, in anticipo con il suo vice Marco Minniti, i sottosegretari Ettore Rosato ed Alessandro Pajno ed il vice capo della polizia Antonio Manganelli, il prefetto Pietro Lisi. Ministro ed entourage arrivano con un anonimo pullmino Mercedes di quelli che si usano per le gite. Per due ore si intrattiene in municipio ad incontrare istituzioni e politici. Mancano i vertici dell'antimafia.
Con il sindaco Crocetta fa il punto della situazione, dei successi ottenuti, delle misure per rendere più sicura la città e per contrastare la mafia. Il sindaco e l'on. Lillo Speziale hanno chiesto una deroga al patto di stabilità per consentire ai Comuni con alta densità mafiosa e criminale di assumere nuovi vigili urbani. Si è parlato di iniziative per controllare i quartieri a rischio, per rendere più sicure le campagne, del controllo del voto da parte dei mafiosi alle elezioni del 2002.
Il ministro Amato ha parlato una sola volta in pubblico a conclusione della manifestazione all'Agro Verde. «Per me questa è una giornata speciale - ha esordito il ministro - e devo a Tano Grasso se sono qua per una vista a freddo senza ciò che siano avvenuti fatti gravissimi. Sono venuto a Gela a lanciare un segnale chiaro, a dire che lo Stato è qui con voi, per far capire che i mafiosi sono contro la civiltà, che lo Stato è contro di loro. La Sicilia è la terra da cui io provengo, in questa terra si deve dire alla mafia che esprime il disonore».
Il ministro ha ricordato che quando fu inventata la protezione dell'operatore economico dal brigantaggio, il protettore non era un brigante. «Oggi la mafia è un brigante che offre protezione contro se stessa. Peggio di così non si può essere» - ha aggiunto il ministro che ha poi affrontato il tema del pizzo: «Vorrei che tutti quelli che chiedono la riduzione delle tasse, cominciassero intanto a battersi per la riduzione del pizzo, già sarebbe un buon risultato». E poi ha aggiunto: «Si guadagna di più se non si deve pagare il pizzo a un delinquente che chiede 10 mila euro al mese, cifra che spesso è più della metà rispetto a quello che l'imprenditore guadagna».
Amato si è soffermato sulla situazione a Gela, sostenendo che «gli incendi dolosi che si verificano danno la sensazione che c'è una tensione in atto, che c'è una resistenza alla mafia che prima non c'era». «Se non ci fossero gli incendi dolosi - ha affermato il ministro - per certi versi sarebbe peggio, in un contesto come quello di Gela. Questi segnali sono espressione di qualcosa che sta cambiando». Il responsabile del Viminale ha ricordato che in questi anni la magistratura ha sequestrato beni per 80 milioni di euro e che la "legalità significa sviluppo". Forti elogi a Gela, alla sua voglia di riscatto ma soprattutto a come sta lottando per evitare le infiltrazioni mafiose negli appalti. Un modello da esportare. Giuliano Amato ha affrontato pure il tema della confisca dei beni mafiosi, argomento su cui bisogna «lavorare meglio».
«Al presidente dell'antimafia Forgione - ha aggiunto Amato - volevo dire di avviare con l'iter più rapido possibile in Parlamento un provvedimento per dare una provvisoria ma utile sistemazione ai beni confiscati e che si possano gestire in modo efficace i beni sequestrati. E' una brutta sensazione quella che si dà al cittadino se un bene produttivo in mano alla mafia deperisce poi in mano allo Stato».
Fonte: La Sicilia

Nessun commento: