sabato, febbraio 24, 2007

Qualcosa in più su Notaro

«Francesco Montalto era diffidente da tutto e da tutti e aveva sistemi di controllo che non avrebbero permesso a nessuno di entrare in quel vivaio». Ma, come raccontano i pentiti Francesco Campanella e Mario Cusimano, quando dal monitor di controllo delle telecamere a circuito chiuso che aveva installato all´ingresso del vivaio di via dei Leoni, Francesco Montalto, figlio del boss di Villabate, vide il suo amico Nicola non ebbe sospetti e aprì. Pochi istanti dopo era morto sotto il fuoco del gruppo di killer dei Mandalà, i mafiosi emergenti che, con quell´omicidio, diedero la scalata alla leadership della cosca che poi sarebbe entrata nel cuore di Bernardo Provenzano. Era il dicembre del 1995. Il "cavallo di Troia" di quell´omicidio era l´allora 27enne Nicola Notaro che, cinque anni dopo, sarebbe diventato il segretario cittadino del Cdu e il punto di riferimento di Saverio Romano a Villabate. Tanto da non incontrare alcuna difficoltà, alle Regionali del 2001, a far candidare nelle file di una lista satellite, il Biancofiore, il candidato della famiglia mafiosa di Villabate, quel Giuseppe Acanto finito primo dei non eletti, approdato all´Ars dopo l´arresto di Antonio Borzacchelli e poi a sua volta raggiunto da un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa. Con tanto di benedizione di Totò Cuffaro e dello stesso Romano. «Salutami il dottor Mandalà», avrebbe detto il parlamentare dell´Udc a Francesco Campanella, poi diventato collaboratore di giustizia, che accompagnò Notaro da Romano per proporre la candidatura di Acanto. Incontro poi confermato, prima che sapessero di essere sotto inchiesta, sia da Acanto che dallo stesso Notaro. E ancora Notaro avrebbe chiesto a Cuffaro, dopo la bocciatura elettorale di Acanto, di accontentarlo con un posto di sottogoverno. Racconta ancora Francesco Campanella: «Eravamo io, Acanto, Antonino Vitale e Nicola Notaro. Lo incontrammo al mercato ortofrutticolo di Palermo. Cuffaro ci disse che non c´erano problemi e che avrebbe provveduto chiedendo allo stesso Acanto di mandargli un curriculum e che alla prima occasione lo avrebbe inserito da qualche parte». Romano si dice "sconcertato" e ribadisce di aver già querelato Campanella. Quanto a Cusimano, sostiene che «sono state secretate le sue dichiarazioni nella parte che esclude ogni mio coinvolgimento». Di essere indagato per mafia Nicola Notaro lo aveva appreso l´anno scorso andando a testimoniare al processo a Mimmo Miceli. Diversi mesi dopo, a farlo finire in manette sono state non solo le dichiarazioni di Francesco Campanella, ma anche quelle di Mario Cusimano, l´altro pentito della cosca di Villabate, che insieme a Notaro avrebbe firmato i preliminari per la vendita dei terreni per la realizzazione del centro commerciale che avrebbe fruttato a Cosa nostra un bel realizzo non solo in termini di tangenti ma anche di posti di lavoro e di aziende impegnate nella costruzione. Poi le cose andarono diversamente. Della attiva partecipazione di Notaro al business del centro commerciale non parlano solo i pentiti. Un riscontro formidabile è stato trovato dai carabinieri nel computer di Rocco Aluzzo, l´incaricato dell´acquisto dei terreni. E sono entrambi i collaboratori di giustizia ad indicare in Nicola Notaro l´uomo che aprì la strada ai killer di Francesco Montalto. Qualche mese dopo, per mettersi al sicuro, Notaro partì per gli Stati Uniti dove rimase un paio d´anni riciclando i soldi della cosca di Villabate in una società di import-export che faceva girare nei negozi americani i prodotti italiani. «Nicola Mandalà - racconta Mario Cusimano - gli diede centomila euro». I soldi del Bingo. Che Notaro fosse strettamente legato a Nicola Mandalà lo sapeva anche Campanella ma fu suo padre, Nino Mandalà, a spiegargli perché mai Notaro vantava tante pretese di incarichi e consulenze. «Ci dobbiamo tenere a Nicola Notaro perché è stato fondamentale - gli rispose Mandalà - Durante l´omicidio Montalto, perché è stato colui che ci ha permesso di accedere al vivaio». Un rapporto rinsaldatosi nel tempo quello tra Notaro e il rampante boss di Villabate, filmati insieme a New York nel marzo del 2004. Con loro c´era anche Giovanni Nicchi, uno degli astri emergenti di Cosa nostra, rampollo del capomandamento di Pagliarelli Nino Rotolo, oggi latitante dopo essere sfuggito all´operazione Gotha del giugno scorso.
Fonte: La Repubblica

1 commento:

Anonimo ha detto...

Una domanda: questo "riscontro formidabile" del patto tra mafia e imprenditoria che è stato trovato nel computer dell'architetto Rocco Aluzzo (che è tanto stupido da mettere tutto per iscritto, ovviamente, in un vero e proprio accordo..) l'avete letto? Possibile che siete cosi' ciechi? Puah!