venerdì, febbraio 23, 2007

Per Mannino applicare la legge è un errore....

Il governatore della Sicilia imputato di favoreggiamento alla mafia nomina il suo mentore politico imputato di concorso esterno in associazione mafiosa alla guida del Cerisdi, prestigiosa scuola di manager finanziata dalla Regione che adesso rischia la paralisi: applicando la legge la Prefettura di Palermo, infatti, ha negato la certificazione antimafia all'ente di formazione che non può incassare alcun contributo pubblico. L'ennesimo paradosso siciliano investe due big della politica isolana targati Udc, il governatore Totò Cuffaro e il presidente del Cerisdi, il senatore Calogero Mannino, che della carriera politica di Cuffaro fu promotore e apripista. Mannino, infatti, è ancora imputato (assolto in primo grado, condannato in appello, e in attesa del secondo giudizio di secondo grado dopo che la Cassazione ha annullato il verdetto) di concorso esterno in associazione mafiosa. E, infuriato, dichiara: «Sarà certamente un errore di qualche archivista - dice Mannino - perchè io sono stato assolto, la mia posizione giudiziaria è questa e non occorrono molte altre spiegazioni. Sono convinto che si tratti dell'eccesso di zelo di qualche archivista, perchè se così non fosse la prefettura di Palermo si dovrebbe assumere la responsabilità di avere aperto una voragine». E cioè «significherebbe delegittimarmi - va giù duro Mannino - dalla carica di parlamentare che ricopro». «Nessun errore», replicano dalla Prefettura, è stata soltanto applicata la legge antimafia. Che al comma a dell'art. 7 testualmente recita: «I tentitivi di infiltrazione mafiosa sono desunti dai provvedimenti... che recano una condanna anche non definitiva per taluno dei delitti di cui agli artt… » e, tra questi, è naturalmente citato il 110 e 416 bis, e cioè il concorso in associazione mafiosa. Mannino, cioè, è ancora un imputato «sub judice». Non solo. Dalla Prefettura fanno sapere inoltre che sul rifiuto della certificazione ha influito anche il contenuto della sentenza della Suprema Corte, che pur annullando la sentenza di condanna di Mannino ne ha però certificato le «relazioni pericolose» con i mafiosi dell'agrigentino. Lo stop alla concessione del certificato antimafia è giunto il 27 dicembre scorso a seguito della richiesta del Cerisdi di incassare alcuni contributi legati ad un corso di formazione del personale della provincia di Napoli. Ma a restare paralizzata adesso è l'intera attività dell'ente, e, persino, forse, la sua sopravvivenza: il Cerisdi vive infatti con i contributi della regione che nell'ultima Finanziaria ha stanziato 950 mila euro per le spese di funzionamento, 162 mila euro per il premio Giovanni Bonsignore, e 550 mila euro per l'aggiornamento del personale regionale. Con una proiezione verso l'area mediterranea: «Per la prima volta - conclude Mannino - con tutto il rispetto dovuto ai miei predecessori questo centro è riuscito ad ammettere al master Euromed giovani selezionati dalla Bosnia, dalla Palestina e anche da altri Paesi del Mediterraneo. Mi chiedo ora cosa dovremmo spiegare loro».
Fonte: L'unità

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mannino se vuoi è solo la punta di un iceberg. C'è ancora molto da vedere e da scoprire negli anfratti dei colletti bianchi siciliani. ha provato a farlo in un libro un giornalista siciliano, Nino Amadore, con il libro "La zona grigia, professionisti al servizio della mafia" che puoi leggere collegandoti al sito www.expatsebooks.com
Marco

Sciavè ha detto...

Grazie per il consiglio, andrò a leggerlo.
Però ricordo, per chi non lo sapesse, che Mannino c'entra fino al collo con l'omicidio Livatino, quindi non è l'ultimo arrivato.