sabato, febbraio 17, 2007

Operazione "Fortezza 2"

Prima l'arresto, poi il colpo inferto alla tasca. Com'è ormai abitudine radicata, le forze dell'ordine coordinate dalle Procure italiane hanno deciso di punire affondo chi si macchia di reati gravi come possono essere quelli per mafia. Ieri mattina, su questo solco, la Guardia di Finanza del comando provinciale di Agrigento, agli ordini del tenente colonnello Vincenzo Raffo ha reso noti i particolari di una confisca di beni di spessore. I beni erano, perché da giorni non lo sono più, quelli del pescivendolo empedoclino di 33 anni Giuseppe Bongiorno, arrestato nel luglio del 2003 nel contesto dell'operazione «Fortezza 2».
Una «storiaccia» di estorsioni fatte da chi era ritenuto foraggiasse la latitanza dei boss mafiosi agrigentini all'epoca latitanti. A essere sottratti dal patrimonio di Bongiorno, oggi sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale sono stati nell'ordine: un appartamento in via Colombo del valore di 150 mila euro, 3 conti correnti bancari con un saldo attivo pari a 38.866,59 euro, 4 fondi comuni d'investimento pari a 49.321,74 euro, un deposito e custodia di azioni del valore di 20.728 euro. Il tutto sistemato in istituti di credito di Porto Empedocle e Canicattì. La Guardia di Finanza aveva proposto anche la confisca di un secondo appartamento, risultato però ottenuto non da attività illecite condotte da Bongiorno.
La confisca resa nota ieri giunge al culmine di un precedente provvedimento di sequestro preventivo disposto nel maggio del 2005 dal nucleo di polizia tributaria. Secondo quanto reso noto ieri dalle fiamme gialle «con il provvedimento in questione il Tribunale di Agrigento ha affermato la qualificata pericolosità sociale di Bongiorno, considerato vicino alla famiglia mafiosa di Santa Elisabetta». A carico del pescivendolo empedoclino gravano due precedenti ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Palermo, l'ultima delle quali proprio nel maggio del 2003 per i reati di produzione e traffico di sostanze stupefacenti.
Adesso, come ormai evidente su scala nazionale, allo Stato non basta più ammanettare ed eventualmente condannare chi delinque. Conta soprattutto azzerare quanto guadagnato attraverso sistemi diversi da quelli legali. E in tal senso nei prossimi giorni sono attesi altri colpi bassi per le tasche di chi si è arricchito nel modo peggiore.
Fonte: La Sicilia

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