giovedì, febbraio 01, 2007

La mafia che fa antimafia

ROMA - Dopo aver abbandonato lo stragismo degli anni '90, Cosa Nostra è tornata alle origini, scegliendo un basso profilo: ma la vera novità è che la mafia spinge oggi il suo entourage persino a fare antimafia proprio per non dare nell'occhio e accreditarsi nelle istituzioni. È quanto ha spiegato il prefetto di Palermo, Giosuè Marino, nel corso dell'audizione in Commissione Affari Costituzionali della Camera che ha avviato un'indagine conoscitiva sullo scioglimento dei consigli comunali e provinciali per infiltrazione mafiosa.
Nonostante la calma apparente, "in Sicilia Cosa Nostra è ancora forte e porta avanti i suoi obiettivi in modo defilato ed 'underground' - ha sottolineato Marino alla Prima commissione di Montecitorio - la mafia è tornata alle origini dopo la parentesi stragista dei corleonesi che avuto il suo apice negli anni novanta. Ma così come ieri, anche oggi il suo obiettivo è presidiare il territorio oltre che controllare i flussi di denaro, occupando centri di potere, pubblici e privati in maniera occulta". Ma va oltre, arrivando a mettere in atto strategie comunicative tali da "evitare di dare nell'occhio e accreditarsi nelle istituzioni e nell'opinione pubblica invitando a impegnarsi nell'antimafia".
Il prefetto di Palermo ha ricordato che recentemente gli era stata offerta la presidenza di un osservatorio antimafia a Villabate, in provincia di Palermo, "un Comune - ha spiegato - che fu in seguito sciolto per infiltrazioni mafiose...". Questa è Palermo, ha concluso Marino, "un territorio dove la presenza del controllo mafioso è ancora forte, un aspetto che non va sottovalutato nè dalle istituzioni nè dal resto della società civile".
"La legge sullo scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso è uno strumento ancora necessario, importantissimo e di strettissima attualità". Dice Giosuè Marino. Tracciando un bilancio dell'uso di questo istituto in Sicilia, e in particolare nella provincia di Palermo, Marino ha detto che "in circa 13 anni su 37 verifiche sono stati sciolti 23 consigli comunali e che tutti i ricorsi amministrativi promossi contro gli scioglimenti sono stati bocciati". Il numero limitato di scioglimenti ed una giurisprudenza favorevole, secondo Marino "indicano una applicazione coerente con i principi sanciti dalla legge entro quei vincoli fissati dalla Corte costituzionale e dal Consiglio di Stato".
Questo vuol dire, secondo il prefetto, "che c'è stato un giusto bilanciamento tra le prerogative dell'autonomia degli enti locali, il rispetto della volontà democratica degli elettori, e la necessità di far fronte con strumenti straordinari a fenomeni straordinari come il controllo che tuttora Cosa Nostra cerca di esercitare nelle amministrazioni".
Per Giosuè Marino si tratta, quindi, di uno strumento efficace e utile, "e se qualche modifica alla legge, come è necessario, vorrà essere fatta, occorre tenere in considerazione che il libero esercizio delle prerogative democratiche degli elettori può essere garantito solo se le amministrazioni sono libere dal controllo mafioso".
31/01/2007
Fonte: La Sicilia

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