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Secondo il pentito, la notizia della vincita arrivò, attraverso un parente di Spampinato, alle orecchie dei capi della Stidda a Gela: Carmelo Fiorisi, Franco Morteo ed Enrico Manganuco. In una discussione con tre affiliati di Cosa Nostra, era emerso come gli stiddari "volevano fargli cacciare un miliardo" al vincitore, rivela il pentito. Il vincitore era però "amico loro", spiega Trubia, cioè amico di Francesco Verderame, Emanuele Caci e di un certo Biagio, esponenti della Cosa Nostra di Gela nel Milanese. È lo stesso Trubia a prendersi l'incarico di risolvere la questione. Spampinato infatti si presenta a casa sua, a Gela, "terrorizzato" perchè gli stiddari "gli avevano già bruciato la casa e avevano fatto le telefonate estorsive".
Il reggente chiede allora a Spampinato di firmargli un documento in cui dichiara di aver vinto 'solo' un miliardo e 200 milioni di lire. E "con questa 'carta' - racconta Trubia - sono andato da Fiorisi, Morteo e Manganuco dicendo loro che, siccome la vincita ammontava a un miliardo e duecento milioni, non potevano chiedere un miliardo. Ho proposto ed è stato accettato dagli stiddari di 'chiudere' con la richiesta di 300 milioni. Invece, effettivamente io ho chiesto allo Spampinato la somma di 400 milioni. Avevo intenzione di intascarmene 100".
Le somme furono poi consegnate in due tranche. Alessandro Emmanuello, l'altro reggente della Cosa Nostra di Gela, ora anch'egli sotto processo per l'estorsione, "100 milioni li aveva voluti a Milano perchè voleva reinvestirli nel traffico della droga". Il prossimo 29 gennaio Trubia dovrebbe ripetere in aula il suo racconto, essendo stato ammesso il suo interrogatorio nel corso dell'ultima udienza.
13/01/2007
Fonte: La Sicilia
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