lunedì, dicembre 11, 2006

Morto il Cardinale Pappalardo

Accanto a Papa Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, quando il pontefice lanciò l'anatema ai mafiosi, «Convertitevi, convertitevi, un giorno verrà il giudizio di Dio!», chino sulla salma del parroco padre Pino Puglisi, ucciso con un colpo di pistola alla testa dai mafiosi di Brancaccio, promotore dell'evento che vide nel capoluogo i delegati di tutte le chiese italiane, nel '95. Sempre in prima linea il cardinale Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Palermo dal '70 al '96 (tre anni dopo la scadenza naturale per anzianità) morto ieri nella casa diocesana di Baida, in provincia di Palermo, afflitto, a 88 anni, da un male incurabile, e scomparso in silenzio com'era suo stile. Il cardinale Pappalardo ha lavorato per tutta la sua vita per la Chiesa, per migliorarla a Palermo e in Sicilia, per avvicinarla di più alla gente. Sarà comunque ricordato per quel dito alzato il 9 settembre 1982, nel Pantheon di San Domenico, davanti alle bare del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa e della moglie, quando rivolto alla classe politica condannò un «sistema» che della mafia parlava tanto, ma nulla riusciva a fare per estirparla: così «mentre Roma discute... Sagunto è espugnata», disse citando Tito Livio ma attribuendo la frase a Sallustio, sbagliando come lui stesso poi disse sorridendo. A Palermo, proveniente dalla direzione della Pontificia Accademia Ecclesiastica di Roma, Pappalardo era giunto come arcivescovo il 17 ottobre 1970. Siciliano dell'agrigentino, orientò la sua attività pastorale al riscatto di Palermo e della Sicilia. È stato a volte accusato di non denunciare tutto ciò che non andava per il bene della gente, ma non si può non ricordare che in realtà ha sempre sferzato, con toni pacati, sfuggendo ai riflettori, la classe politica come ogni 4 settembre, ricorrenza della patrona di Palermo, Santa Rosalia. L'arcivescovo di Palermo ha invitato a superare «contrapposizioni e divisioni», spronando gli amministratori pubblici a dare risposte coerenti ai mali della Sicilia. Anche durante il «riposo» dalla sua attività il cardinale Pappalardo è sempre stato presente sui fatti di attualità, sia che si trattasse dell'arresto di Provenzano che dell'occupazione della cattedrale da parte di cento ex detenuti che chiedevano lavoro, ha sempre espresso il suo parere lucido e forte di esperienza. E oggi la classe politica, da destra a sinistra, riconosce il possente lavoro pastorale da lui svolto tributandogli il giusto riconoscimento e abbracciandolo un'ultima volta come la marea di palermitani che già in serata, appresa la triste notizia, è andata nella sala Filangieri del palazzo arcivescovile dov'è stata allestita la camera ardente.
Fonte: Il gazzettino online

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