mercoledì, dicembre 20, 2006

La mafia al nord

Anche al nord. Estorsioni, appalti, infiltrazioni nel florido mondo imprenditoriale del Nord Est. La mafia c’è. E a quanto pare gode di ottima salute, forse addirittura migliore proprio qui, nella parte settentrionale del Paese. A dirlo, di fronte agli sguardi attoniti di più di 500 ragazzi vicentini nell’auditorium dell’istituto Canova, è probabilmente la massima autorità in merito, il «grande amico» di Giovanni Falcone e in un certo senso suo “erede spirituale” Piero Grasso, attuale procuratore nazionale antimafia, che ieri mattina ha incontrato gli studenti di sette scuole superiori vicentine aderenti al progetto Educazione e legalità (con la collaborazione dell’Ufficio scolastico provinciale, la Pastorale giovanile e la cooperativa Il Mosaico). «“Vai a Berlino Est e compra tutto, compra qualsiasi cosa, ristoranti, negozi, case”. Questo era quello che si sono detti due mafiosi - racconta Grasso - in una telefonata intercettata a Berlino al momento della caduta del muro. È molto significativa per spiegare il modo di agire attuale della mafia: infiltrarsi senza la violenza nel tessuto economico e finanziario, per raggiungerne poi i vertici. E, da lì, influenzare il potere politico». Non che questo vada a negare le realtà malavitose che continuano a riempire le cronache nere dei giornali, fra omicidi e rese dei conti. Ma queste, spiega Grasso, costituiscono solo una minima parte del fenomeno mafioso, quello dove la mafia «ancora cerca di riprendere il controllo del territorio con la violenza, specie nel sud, sfruttando realtà sociali dei diseredati. Ma la violenza non è mai utile dove si fanno grandi affari». Ed ecco che entrano in gioco altri tipi di attività mafiosa, meno corrispondenti agli “stereotipi”, e molto presenti proprio nel Nord, Veneto incluso, dove «nel 2006 è svanita nel nulla una quantità di ecorifiuti tossici che riempirebbe una piramide con la base di tre ettari e alta 1800 metri», aggiunge don Luigi Tellatin di Libera Veneto, che accompagna Grasso nella “Carovana antimafia 2006”. Quella dell’ecomafia è tuttavia solo una delle possibili modalità di infiltrazione economica presente in Italia e in molti paesi “progrediti” del mondo. Adesso, infatti, a detta del procuratore, «basta un avvocato con uno studio a New York e a Londra, un buon commercialista ben pagato, e il gioco è fatto. Il mafioso arriva facilmente ai vertici delle multinazionali. Dove c’è possibilità di investire, penetrano. Il commercio di ecoriufiuti, ad esempio, è altrettanto redditizio di quello della droga e molto meno pericoloso». Questa mafia in giacca e cravatta non solo si diffonderebbe senza l’uso della violenza, ma crescerebbe proprio là dove c’è più ricchezza e possibilità di investimento di soldi riciclati. Fa così il suo ingresso proprio il tranquillo Nord Est produttivo, riguardo al quale per il momento Grasso non si sbilancia: «La mafia nel Vicentino? Al momento si stanno svolgendo indagini, e ne riparleremo con i risultati in mano».
Fonte: il giornale di Vicenza

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