martedì, novembre 28, 2006

Brava persona Di Vincenzo....

CALTANISSETTA - Beni per un valore stimato di 270 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Caltanissetta. Il provvedimento cautelativo, emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, colpisce il patrimonio personale e aziendale di Pietro Di Vincenzo, il noto imprenditore, già presidente di Confindustria Caltanissetta, arrestato tempo fa a Roma nell'operazione "Cobra". In particolare, il sequestro riguarda otto holding facenti capo all'imprenditore e le loro partecipazioni in altre 40 società, operanti soprattutto nel settore dell'edilizia e della costruzione di opere pubbliche, ma anche nella gestione di impianti per il trattamento delle acque e lo smaltimento dei rifiuti. Sequestrati anche 10 immobili, 7 polizze assicurative e disponibilità finanziarie su conti correnti bancari in diversi istituti di credito. Pietro Di Vincenzo, 59 anni, l'anno scorso è stato condannato dal gup di Roma in un giudizio con rito abbreviato a un anno e otto mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, per presunti collegamenti con la cosca della famiglia Rinzivillo di Gela, che operava anche nella capitale con intromissioni in appalti pubblici e cantieri edili. L'ex presidente regionale del gruppo costruttori di Sicindustria ed ex presidente dell'associazione provinciale degli industriali di Caltanissetta è sorvegliato speciale con obbligo di dimora a Caltanissetta. La Corte d'Appello, cui lui aveva fatto ricorso contro quest'ultimo provvedimento, aveva invece confermato il giudizio di "pericolosità sociale" nei suoi confronti perchè Di Vincenzo avrebbe agevolato cosche di "Cosa Nostra" pagando "pizzo" e non denunciando estorsioni compiute ai suoi cantieri. Di Vincenzo è nel mirino degli inquirenti da oltre 15 anni dopo le dichiarazioni del pentito Leonardo Messina. L'imprenditore è stato anche vittima di attentati contro mezzi pesanti delle sue ditte ed è stato attaccato più volte dal sindaco di Gela Rosario Crocetta per la sua presunta vicinanza alle cosche. L'imprenditore era stato arrestato anche nel giugno del '93 nell'ambito di un filone d'indagine del pool Mani pulite della Procura di Milano. Era stato l'allora pm Antonio Di Pietro ad interrogarlo, contestandogli di avere ricevuto una tangente dalla Cogefar Impresit per un appalto della Usl di Vittoria relativo a lavori di ampliamento dell'ospedale. Di Vincenzo aveva collaborato ed era stato successivamente prosciolto, mentre il processo per la cosidetta Tangentopoli siciliana, nel quale aveva ammesso di avere versato contributi ad esponenti politici, si è concluso con l'assoluzione di quasi tutti gli imputati.
28/11/2006
Fonte: La Sicilia

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