giovedì, ottobre 19, 2006

Una donna a capo di una cosca

MESSINA - Una donna era a capo della famiglia mafiosa che gestiva la zona Sud di Messina mettendo a punto traffici illeciti, lo spaccio di droga e le estorsioni. Il dato emerge dall'inchiesta della Squadra Mobile della città dello Stretto che stamani ha portato all'esecuzione di 13 ordini di custodia cautelare fra cui compare quello a carico di Letteria Rossano, di 42 anni, moglie di Giacomo Sparta, il boss già detenuto e sottoposto al regime del 41 bis.L'indagine mette in risalto in particolare come Sparta, nonostante il carcere duro in cui si trova, riusciva ugualmente a far arrivare all'esterno i suoi ordini, proseguendo in questo modo la gestione, insieme alla moglie, della famiglia mafiosa messinese. Gli arresti di stamani della polizia di Stato costituiscono un seguito all'Operazione "Albachiara", condotta il 25 marzo 2003, quando vennero arrestate 53 persone ritenute responsabili di associazione mafiosa.I provvedimenti cautelari sono stati firmati dal gip Maria Eugenia Grimaldi, su richiesta del pm Rosa Raffa. Due dei 13 ordini di custodia cautelare sono stati notificati ad un indagato già in carcere e un altro agli arresti domiciliari. Gli arrestati risiedono a Messina, tranne due che abitavano in provincia di Taranto e Como e che sono stati catturati con la collaborazione delle Squadre Mobili di quelle città. Dalle indagini sarebbe emerso che la cosca imponeva il pagamento del pizzo a imprenditori edili e a commercianti di Messina e gestiva pure lo spaccio di sostanze stupefacenti. L'inchiesta abbraccia un periodo compreso fra aprile 2004 e febbraio 2005. Durante gli accertamenti i poliziotti hanno registrato diversi episodi di estorsione in danno di imprenditori edili impegnati nella realizzazione di opere pubbliche a Messina e provincia, e inoltre, casi le cui vittime sono alcuni commercianti.Le persone arrestate dalla polizia di Messina nell'operazione 'Staffetta' e accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, coltivazione e detenzione e spaccio di sostanza stupefacenti e porto e detenzione illegali di armi sono tredici, tutte affiliate al claa del boss Giacomo Spartà, detenuto in regime di 41 bis. Si tratta di Angelo Crisafi, 40 anni ritenuto negli ultimi tempi a capo del clan insieme a Letteria Rossano, 42 anni moglie di Giacomo Spartà, Mario Crisafi, 38 anni, Stefano Lucchese 34 anni, Nazzareno Pellegrino, 23 anni, Salvatore Prugno, 35 anni, Santo Rossano, 19 anni, Fabio Siracusano, 27 anni, Luca Siracusano, 30 anni, Giovanni Stroncone 30 anni, Giuseppe Cambria Scimone, 43 anni, Nicola Tavilla 41 anni.Il clan che di solito operava soprattutto nella zona sud della città negli ultimi tempi era riuscito ad avera influenza anche in provincia. Tra le aziende vittime di estorsioni vi sono: una di Oliveri con cantieri a Messina impegnata per la realizzazione degli svincoli autostrdali, un'azienda operante a Rometta per il rifacimento di argini di un torrente, una ditta che si occupa del ripascimento della costa a Gioiosa Marea e un'azienda di Patti impegnata in un cantiere di Messina per la costruzione di palazzine dell'Iacp. I proventi delle attività criminali venivano divisi anche con i clan ritenuti amici come quello di Giostra. Il nome dell'operazione nasce dalla 'staffetta' da parte di alcuni affiliati a capo del clan per gestire le estorsioni. Il testimone veniva ceduto dopo l'arresto del reggente ad un altro elemento dotato di uguale influenza. Com' è accaduto quando è stato arrestato Salvatore Prugno nel 2004 sostituito da Angelo Crisafi. Il questore di Messina Santi Giuffrè ha sottolineato con rammarico come "in questa indagine non ci sia stata quasi per niente la collaborazione da parte dei cittadini".
19/10/2006
Fonte: La Sicilia

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