venerdì, settembre 22, 2006

"Potatura di rami secchi"

"Mi sembra ormai abbastanza chiaro che il modello Provenzano non vige più. Probabilmente è ancora presto per definirli omicidi di mafia, ma non c´è dubbio che la ripresa delle armi a Palermo ha un solo significato: Cosa nostra non ha più una camera di compensazione e chi sbaglia paga».
Che Giovanni Quartararo, giovane agricoltore di Bagheria ucciso sabato sera, abbia "sbagliato" qualcosa, al procuratore di Palermo appare certo. «Potatura di rami secchi». Così Francesco Messineo definisce i delitti che, dall´arresto di Provenzano in poi, hanno insanguinato le strade della provincia con modalità spesso mafiose ed eclatanti come nel caso dell´omicidio del pensionato di Sferracavallo massacrato con due revolver calibro 38.
Un rapido scambio di idee con i procuratori aggiunti al ritorno dalle ferie, poi il procuratore Messineo abbozza un´analisi che non vuole essere un vero e proprio allarme ma che mette sull´avviso investigatori e magistrati. «Fino a qualche mese fa, errori, ambizioni, sgarri o qualsiasi altro "errore" commesso anche da pesci piccoli che magari non hanno neanche un pedigree mafioso veniva in qualche modo "aggiustato", sistemato. Adesso, evidentemente, non più. Chi sbaglia paga, anche con la vita e spesso con modalità significative che siano da monito per gli altri. E questo ha un senso ancora più pregnante in una Cosa nostra che in questo momento non sembra avere un vertice condiviso».
I misteriosi omicidi di queste ultime settimane, dunque, potrebbero paradossalmente essere la cartina di tornasole di un´organizzazione mafiosa in difficoltà? «Problemi di leadership, ma soprattutto problemi di comunicazione e di uomini. Sì, sappiamo tutti che dopo Provenzano al vertice ci sono Messina Denaro e Lo Piccolo ma io non credo che ci sia stata una vera e propria successione. E poi dopo le ultime operazioni, per loro comunicare è diventato estremamente difficile e lungo. Un messaggio ci mette giorni e fa giri tortuosissimi per arrivare. E poi dobbiamo anche considerare che la "qualità" degli affiliati (se mi si consente di usare questo eufemismo) è molto scaduta. In carcere capi e gregari adesso a dettare legge per le strade c´è gente che fino a qualche anno fa non sarebbe stata ammessa neanche a guardare».
Cosa nostra cambia dunque di nuovo pelle e la Procura di Palermo, con il suo nuovo corso, prova a rimodularsi tra le tante difficoltà dettate dall´incertezza sul futuro del nuovo ordinamento giudiziario. «Aspettiamo di sapere se la riforma verrà sospesa, come e quando. La Dda, così com´è, con diversi magistrati scaduti ha grosse difficoltà di organizzazione e solo la decisione del parlamento potrà darci lumi sulle norme in vigore per regolare la permanenza in questo ruolo».
Fonte: Cuntrastamu

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