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PALERMO - Indicato ieri da
Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, come l'esempio da seguire a cui i sindaci dovrebbero ispirarsi per la lotta contro la mafia e il racket delle estorsioni,
Rosario Crocetta, primo cittadino di Gela, osserva che "se io continuo a fare notizia perchè dico che bisogna combattere i mafiosi, significa che questo nell'Isola non è il normale adempimento degli amministratori".Intervenuto alla commemorazione di
Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente di scorta Domenico Russo, Crocetta ha spiegato che "ci sono amministratori che guardano con terrore all'arrivo delle informative antimafia sulle imprese, perchè temono il blocco gli appalti; noi, a Gela, dove ben 90 imprenditori hanno denunciato le richieste di pizzo, anche grazie al nostro incoraggiamento, la certificazione antimafia la vogliamo alla presentazione dell'offerta"."Ricordo - dice Crocetta - un episodio significativo: chiesi all'ex presidente della Regione
Salvatore Cuffaro, quando era in carica, di bloccare alcuni appalti e la gestione dei dissalatori di Trapani e Gela all'ex presidente di Confindustria Caltanissetta,
Pietro Di Vincenzo, a cui sono stati ora confiscati i beni. Non se ne fece niente"."Sono stanco - conclude - di amministrazioni che firmano protocolli di legalità: l'antimafia non è una formalità ma una questione di sostanza".
03/09/2008
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