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Le indagini hanno preso il via il 23 novembre 2006 quando a Santo Stefano Quisquina vennero incendiati due automezzi dell'impresa di Ignazio Putrò che stava eseguendo lavori pubblici nel paese. L'inchiesta, supportata da intercettazioni ambientali e telefoniche, ha permesso di accertare che a Putrò era stato chiesto il "pizzo".
A Bivona il gruppo delle persone arrestate, che faceva capo a Luigi Panepinto, considerato dagli inquirenti il capo del mandamento della Bassa Quisquina, aveva soggiogato, con richieste estorsive, tutta la categoria degli imprenditori. Non c'era appalto pubblico o lavoro che si stava per avviare per il quale i Panepinto non puntavano l'attenzione.
Ignazio e Calogero Panepinto, padre e zio dei fratelli indagati oggi, furono uccisi nel 1994 in un agguato di mafia. Proprio Luigi Panepinto che aveva, allora, collaborato con le forze dell'ordine aveva ottenuto la scorta e davanti il suo impianto di calcestruzzo era stata montata una postazione fissa dei carabinieri.
In seguito al fatto che Panepinto non rispettava orari e modalità della scorta, la tutela gli era stata revocata. Da lì, secondo gli inquirenti, sarebbe avvenuta la trasformazione dei Panepinto che da vittime delle estorsioni a estorsori.
15/07/2008
Fonte: La Sicilia
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