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Fatti sui quali esponenti storici di Cosa Nostra come Rosario Trubia, oggi pentito, è ferratissimo. La sua posizione apicale all'interno del gruppo di Cosa Nostra capeggiato dagli Emmanuello lo ha messo nelle condizioni di conoscere i "giri" dei suoi "scagnozzi" e le attività estorsive da loro consumate. Perciò, all'atto di saltare il fosso, "Saro" Trubia ha raccontato i retroscena di quell'estorsione stroncata con l'inchiesta "Biancone" ed agli inquirenti ha fatto nome e cognome di chi l'aveva perpetrata.
Anche Benedetto Zuppardo, pentito dell'ultima ora ed ex esponente della Stidda, non ha indugiato all'atto di puntare l'indice contro i suoi ex "amici" e tirarli in ballo per l'estorsione all'esercente. Ha accusato Di Maggio, Liparoti ed un altro giovane all'epoca minorenne ed ora non raggiunto da provvedimento restrittivo perché non imputabile. Stessa cosa ha fatto Emanuele Terlati, alias "Nele pracchia" anche questi passato di recente nelle fila dei collaboranti. Nel confessare di essere stato uno dei protagonisti di quegli anni di estorsione ai danni dell'operatore economico, Terlati, all'atto di delineare agli inquirenti i retroscena quell'estorsione ha raccontato che a riscuotere il "pizzo" dalla vittima avevano provveduto in alcune occasioni anche Bonvissuto ed Incardona.
Ha aggiunto che la vittima in un'occasione gli chiese consiglio su come comportarsi e che lui stesso gli consigliò di piegarsi al ricatto. Sia per Rosario Trubia che per Emanuele Terlati, la Procura distrettuale antimafia nissena ha chiesto allo stesso giudice per le indagini preliminari di non tenere conto della richiesta di arresto avanzata in precedenza nei loro confronti.
Fonte: La Sicilia
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