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Domenico Calcagno sarebbe stato ucciso per le tangenti sul cantiere "Vigneta" lotto della Nord Sud, in costruzione in territorio di Nicosia, e secondo le accuse, l'esecuzione scaturisce dalla guerra di mafia tra la cosca di Tano Leonardo cui apparteneva, e la famiglia di "Cosa nostra" capeggiata da Bevilacqua. Secondo l'accusa, sostenuta dal pm Roberto Condorelli, i quattro esponenti mafiosi di Enna e Catania ordinarono il delitto per punire Calcagno del tentativo di entrare nel giro del racket del pizzo da loro gestito.
Calcagno aveva sorpassato l'autorità di Bevilacqua e questo per l'accusa, decretò la sua condanna a morte. L'imprenditore si sarebbe presentato nel cantiere di Nicosia dove si stava realizzando una tratta di 4 chilometri per un importo di oltre 100 miliardi di vecchie lire, chiedendo la "messa a posto". La visita venne riferita alla Famiglia Santapaola che si occupava di riscuotere le tangenti sui cantieri della Ira Costruzioni, che aveva un sub appalto sulla superstrada. Come emergerebbe dalle intercettazioni il tentativo di Calcagno sollevò le ire di Bevilacqua e della famiglia catanese.
All'udienza di ieri sull'ammissione di testi e prove, la Corte si è riservata sulle richieste di perizie e trascrizioni delle intercettazioni ed ha fissato la prossima udienza per il 31 gennaio.
Fonte: La Sicilia
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