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MARSALA (TRAPANI) - Per detenzione di armi ed esplosivi il Tribunale di Marsala ha condannato i boss mafiosi
Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano a 4 anni e mezzo di carcere ciascuno. La pena è stata inflitta in continuazione con quella già irrogata ai due boss dalla Corte d'Assise d'appello di Firenze il 13 febbraio del 2001. Gli esplosivi sarebbero stati utilizzati dal capomafia di Castelvetrano e dal boss palermitano, all'inizio del 1992, negli attentati commessi a Roma e Firenze nel 1993. Della fase preparatoria degli attentati il pentito
Francesco Geraci, noto anche come il "gioielliere di Totò Riina", aveva già parlato nel 1997, nel corso del processo scaturito dall'operazione "Selinus". Per Messina Denaro e Graviano il pubblico ministero
Sergio De Montis, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto la condanna, rispettivamente, a 12 e 11 anni di carcere. Sempre per gli attentati del 1993, lo scorso 31 marzo, il gup di Palermo
Adriana Piras aveva condannato con rito abbreviato altri sei boss mafiosi.Pene varianti tra gli otto anni e quattro mesi e sei anni e quattro mesi di carcere sono state inflitte a
Totò Riina, Mariano Agate, Salvatore Biondino, Cristofaro "Fifetto" Cannella, Lorenzo Tinnirello e Giovan Battista Consiglio. Secondo la ricostruzione fatta dai collaboratori di giustizia
Sinacori, Geraci e Scarano, Totò Riina aveva ordinato la spedizione per trasportare le armi e l'esplosivo e per tenere sotto controllo i movimenti del giudice
Giovanni Falcone, dell'allora ministro della Giustizia
Claudio Martelli e del giornalista Maurizio Costanzo, che dovevano essere uccisi nella capitale. Poi i piani di Cosa nostra cambiarono e gli attentati vennero commessi in tempi e luoghi diversi.
09/11/2006
Fonte: La Sicilia
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