PARTINICO (PALERMO) - Nessun incarico di responsabilità ai funzionari collusi con la mafia. Lo stabilisce una delibera della giunta del comune di Partinico. La norma impedirà ai funzionari comunali indagati, di assumere incarichi con poteri di firma all'interno dell'Ente qualora, in caso di scioglimento per mafia, dovessero emergere elementi su collegamenti diretti o indiretti di pezzi della burocrazia con la criminalità organizzata. Partinico è il primo comune d'Italia che, sulla base delle ultime valutazioni elaborate dalla Commissione nazionale Antimafia, provvede ad ovviare alle lacune della legislazione nazionale sui comuni sciolti per mafia. "Traendo spunto dalle parole del Prefetto e del Questore - dice il sindaco di Partinico,
Giuseppe Motisi - abbiamo voluto introdurre nel nostro ordinamento interno una regola chiara e puntuale che vincolerà anche in futuro l'amministrazione, per reprimere o prevenire fenomeni patologici di assoluta gravità, destinati a suscitare allarme sociale particolarmente intenso". "Fatta comunque salva l'applicazione delle misure sanzionatorie più gravi", la delibera stabilisce che i funzionari non possono ricoprire all'interno dell'ente, l'incarico di direttore generale, segretario generale, vice segretario, responsabile di settore, sostituto del responsabile di settore, responsabile degli uffici, responsabile unico di procedimento, componenti di uffici di staff o di altri organi di indirizzo e di controllo, nonchè ogni altro incarico di responsabilità. La proposta di deliberazione è stata predisposta dal segretario generale del comune, avvocato
Lucio Guarino. "In questo modo - afferma - in caso di scioglimento, verrà troncato qualsiasi collegamento tra amministrazione e criminalità organizzata, collegamento che, come ci dimostra il dato dell'esperienza, è garantito non solo dalla politica ma soprattutto da esponenti di una classe burocratica che si pone sempre più spesso come referente principale delle organizzazioni criminali all'interno dell'Ente locale". L'appello dei parroci di Castellammare del Golfo. Anche i parroci di Castellammare del Golfo (Tp) lanciano un appello, con una lettera aperta letta anche nelle chiese ai fedeli, a ribellarsi contro i boss di Cosa nostra perchè "con la buona volontà e con il contributo di tutti si può vincere questo male oscuro della piovra". L' atto di accusa dei preti, diffuso in questi giorni che coincidono con la festa della Patrona, arriva dopo l'incendio la notte di Ferragosto che ha distrutto un 'azienda per la produzione di calcestruzzo. "Sentiamo il bisogno - si legge - dopo i fatti che hanno funestato il Ferragosto di gridare il nostro no deciso al malaffare, alla malavita organizzata e al racket che frena i progetti di sviluppo di un intero paese. Gli interessi della mafia sono sporchi e vanno contro la morale evangelica". E ancora: "La sfrontatezza di un potere occulto, che non si fa scrupolo di mandare in frantumi la fragile economia del paese gettando nello sconforto più famiglie, deve trovare lo sdegno e la condanna di quanti si professano cristiani". I parroci si chiedono retoricamente se "Castellammare sia la città della mafia", e sostengono che "questo marchio infame non può e non deve caratterizzare il paese". I preti sottolineano anche nella missiva "il silenzio assordante della società civile, dei mezzi di comunicazione e l'apparente latitanza dello Stato". La campagna dei ristoratori di Berlino. I ristoratori di Berlino, intanto, hanno lanciato oggi l'iniziativa "Mafia? no grazie!" impegnandosi a denunciare alle autorità le richieste del "pizzo" da parte di criminali. "Chi si piega alla mafia è una persona senza dignità" ha detto
Laura Garavini dell'Uim, l'Unione Italiani nel Mondo che collabora all'iniziativa nata come reazione di base agli omicidi di Duisburg, nella conferenza stampa organizzata dai ristoratori italiani di Berlino."Non abbiamo nulla a che fare con la mafia e ci ribelliamo a ogni richiesta di pizzo - ha detto Garavini - Anche se non è detto che questo sia privo di pericoli. In Sicilia in una analoga iniziativa della società civile, gli imprenditori che avevano aderito si sono visti bruciare le loro aziende". Angelo Bolaffi, direttore dell'istituto di cultura italiano presso l'Ambasciata d'Italia a Berlino presente alla conferenza stampa, ha proposto una grande manifestazione a Berlino contro la mafia. "La gastronomia è una parte della cultura italiana. Se la gastronomia italiana è colpita dalla mafia allora tutta la nostra cultura ne risente" ha sottolineato Bolaffi. L'iniziativa, idealmente legata a "Addio al Pizzo" dei giovani siciliani, è aperta ai 300 ristoratori italiani di Berlino - 17 hanno già aderito - e del resto della Germania.
21/08/2007
Fonte: La Sicilia