Fonte: agi.it
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martedì, agosto 14, 2007
Confische a Badalamenti
La quarta sezione della Corte d'assise di Palermo, presieduta da Renato Grillo, ha deciso di acquisire nuovi documenti per accertare la provenienza dei beni del boss e ha rinviato a settembre la decisione sull'eventuale confisca penale del patrimonio del capomafia di Cinisi Gaetano Badalamenti, morto nel 2004. Nonostante il decesso, i beni di 'don Tano', del valore approssimativo di cento milioni, sono stati gia' confiscati in virtu' di un decreto della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, depositato il 5 luglio scorso. E' pero' ancora pendente un'istanza di confisca avanzata dalla Procura nell'ambito dei processi penali per omicidio, cui era stato sottoposto Badalamenti negli anni precedenti la morte, avvenuta in un carcere americano. Solo per uno dei delitti che gli erano stati contestati il capomafia di Cinisi era stato condannato in primo grado: si tratta dell'omicidio di Peppino Impastato, il militante di Democrazia proletaria che bersagliava di sberleffi e di critiche politico-giornalistiche "don Tano seduto" dai microfoni dell'emittente locale "Radio Aut". La confisca ha compreso anche la palazzina di corso Umberto, a Cinisi, in cui risiedevano i prossimi congiunti di Badalamenti: e' la casa a "cento passi" dall'abitazione di Impastato, quella che ha dato il titolo al film sulla vicenda del giovane extraparlamentare di sinistra fatto saltare in aria il 9 maggio del 1978, sulla ferrovia Palermo-Trapani. Gaetano Badalamenti era detenuto negli Usa per scontare 44 anni di carcere per il traffico di droga denominato "Pizza connection". Il suo difensore, l'avvocato Paolo Gullo, ha sostenuto che la confisca dei beni del morto, decisa dal Tribunale di Palermo, e' "allucinante" e che non ha fondamento giuridico. Il legale conta sul dissequestro dei beni da parte della Corte d'assise e afferma che il provvedimento piu' favorevole al "prevenuto" farebbe cadere anche la confisca disposta dalla sezione misure di prevenzione.
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