L'organizzazione era costituita, come scoperto dagli investigatori, da tre gruppi che operavano con il 'nulla osta ' dei boss di Cosa nostra a cui andava una parte dei profitti. Come fa sapere il Comandante provinciale dei Carabinieri di Palermo, colonnello Teo Luzi, "un gruppo di giovani di Bagheria e di Palermo si era organizzato per il controllo dello spaccio nelle piazze di Misilmeri, la stessa Bagheria e Cefalù, ma con il controllo di Cosa nostra". Dalle indagini sono emersi anche contatti tra le bande criminali e ambienti della camorra napoletana e narcos spagnoli.
L'operazione, denominata 'Triade', è l'epilogo di una complessa attività investigativa sviluppata tra il 2008 e il 2009 e ricade proprio nel giorno dell'anniversario dell'operaizone 'Perseo' che l'anno scorso porto' in carfcere un centinaio tra boss e gregari di Cosa nostra. L'inchiesta, che ha potuto contare anche sull'apporto dei due pentiti di mafia e noti narcotrafficanti Andrea Bonaccorso e di Angelo Casano, ha preso il via dall'arresto di un pusher finito in manette a Bagheria (Palermo) nel 2008, trovato in possesso di 400 grammi di cocaina purissima. La droga partiva dalla Spagna e arrivava al porto di Palermo, da dove veniva smistata fino a Brancaccio.
Tra i destinatari delle 67 ordinanze di custodia cautelare, c'è anche il pentito Angelo Casano, 51 anni, ex narcotrafficante che si autoaccusa e i coponenti di un intero nucleo familiare. Si tratta della famiglia Sancilles: Vittorio, 55 anni, Paolo, 26, Gregorio, 28, Antonino, 22. In carcere anche la moglie di Antonino Sancilles, Giuseppa Romano. Uno dei tre gruppi criminali era guidato proprio dai Sancilles che si rifornivano di droga da Vincenzo Militello e Antonino Mannino. Quest'ultimo, dopo l'arresto di Vittorio Sancilles, ne aveva acquisito il telefono cellulare per gestire il suo 'portafoglio clienti'. Militello e Mannino erano entrambi inseriti, secondo la polizia, nel secondo gruppo, capeggiato da Vincenzo Inzerra, che gestiva l'acquisto di grosse partite di stupefacenti. Quest'associazione usava come base l'autolavaggio di un altro indagato, Giovanni Montaperto, a Villabate.
Fonte: Adnkronos
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