PALERMO - È finita davanti al Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Palermo la polemica tra i penalisti
Piero Milio e Fabio Repici, esplosa il 5 luglio scorso nell'aula dell'udienza preliminare del processo scaturito dalle denunce incrociate tra gli ex vertici del Ros
Mario Mori (ex direttore del Sisde), il generale dei carabinieri
Antonio Subranni e il colonnello Mauro Obinu da una parte, e il tenente colonnello
Michele Riccio dall'altra. Sullo sfondo la mancata cattura nel '95, a Mezzojuso, nel Palermitano, del boss
Bernardo Provenzano. Milio, difensore di Mori, Subranni e Obinu, ha contestato la memoria presentata dal suo collega Repici, del Foro di Messina, difensore di Riccio, nella quale vengono ricostruiti una serie di episodi che sollevano pesanti interrogativi sull'operato dei vertici del Ros. Nel suo esposto, Milio ha definito la memoria "un libello diffamatorio", chiedendo all'Ordine degli avvocati di valutare l'opportunità di un intervento disciplinare nei confronti di Repici. Il presidente del Consiglio forense,
Enrico Sanseverino, ha annunciato che nei prossimi giorni affiderà il caso ad un relatore per verificare la fondatezza delle osservazioni di Milio. Per il mancato blitz di Provenzano, Mori, Obinu e Subranni sono accusati di favoreggiamento aggravato dall'aver agevolato Cosa Nostra. Nei loro confronti, il Pm
Nino Di Matteo ha chiesto l'archiviazione, così come nei confronti di Michele Riccio, denunciato a sua volta dai tre ufficiali per calunnia. Il Gup
Maria Pino scioglierà la riserva decidendo se archiviare la posizione di tre ex capi del Ros o se chiederne l'imputazione coatta; oppure se invocare la prosecuzione delle indagini.
06/09/2007
Fonte: La Sicilia
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