Giovanni Genovese era già stato arrestato perchè accusato di estorsione. L'uomo era però tornato in libertà dopo poco tempo ed era attualmente sorvegliato speciale. Adesso è finito in carcere con l'accusa di associazione mafiosa. Nelle lettere che il boss latitante Salvatore Lo Piccolo inviava a Bernardo Provenzano, si faceva riferimento a Giovanni Genovese come il referente di Cosa nostra nella zona di San Giuseppe Jato. Analizzando i "pizzini" trovati nel covo di Provenzano il giorno del suo arresto, emerge la figura di Genovese il quale, nonostante fosse sottoposto a sorveglianza speciale, continuava a gestire la cosca mafiosa, imponendo il pagamento del pizzo e inviando parte delle somme ricavate a Provenzano. I pm della Direzione distrettuale antimafia, coordinati dal procuratore aggiunto, Giuseppe Pignatone, sostengono che Genovese è inserito nel contesto di Cosa nostra, tanto da avere rapporti diretti con i latitanti Salvatore Lo Piccolo e Domenico Raccuglia. Emerge, inoltre, che Genovese era in contatto con Provenzano tramite Giuseppe Salvatore Lo Bue, arrestato subito dopo la cattura del boss latitante perchè accusato di aver curato la latitanza del capo di Cosa nostra. Tutti gli elementi d'accusa raccolti dai carabinieri sono serviti ai pm per chiedere e ottenere l'arresto di Genovese. 02/04/2007
Fonte: La Sicilia
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