GELA (CALTANISSETTA) - "Lo Stato è qui, a Gela, per far capire ai mafiosi che è contro di loro, contro questi 'uomini d'onore' che d'onore non hanno proprio nulla. Da questa terra occorre lanciare un segnale ai mafiosi per sottolineare che sono uomini del disonore". Parole decise quelle pronunciate a Gela dal ministro dell'Interno, Giuliano Amato, durante un incontro con i rappresentanti delle associazioni antiracket.
Amato ha sottolineato che "questi criminali non si possono permettere di gestire l'ordine in quest'isola, che, ci tengo a dirlo, è la mia terra di provenienza. Tutti dobbiamo adoperarci perché i nostri giovani si rendano conto che non c'è futuro con la mafia, con questi briganti privi di onore, banditi dotati solo della forza del loro denaro e delle loro attività illecite. Noi dobbiamo liberare la Sicilia".
"Al presidente dell'Antimafia Francesco Forgione - ha aggiunto Amato - volevo dire di avviare con l'iter più rapido possibile in Parlamento un provvedimento per dare una provvisoria ma utile sistemazione ai beni confiscati e che si possano gestire in modo efficace i beni sequestrati. E' una brutta sensazione quella che si dà al cittadino se un bene produttivo in mano alla mafia deperisce poi in mano allo Stato".
In merito agli appalti, Amato ha annunciato di aver firmato da poco una direttiva volta a sostenere le amministrazioni comunali per fronteggiare le infiltrazioni. "Nelle prefetture le amministrazioni potranno trovare supporto per le gare d'appalto. Bisogna tenere la criminalità lontana dagli appalti. Se per un anno si riuscisse a gestire le gare impedendo infiltrazioni significherebbe allontanare le risorse al sistema mafioso".
Il ministro ha poi parlato di fisco: "Vorrei che tutti quelli che chiedono la riduzione delle tasse, cominciassero intanto a battersi per la riduzione del pizzo, già sarebbe un buon risultato. Si guadagna di più se non si deve pagare il pizzo a un delinquente che chiede 10 mila euro al mese, cifra che spesso è più della metà rispetto a quello che l'imprenditore guadagna".
Amato si è soffermato sulla situazione a Gela, sostenendo che "gli incendi dolosi che si verificano danno la sensazione che c'è una tensione in atto, che c' è una resistenza alla mafia che prima non c'era. Se non ci fossero gli incendi dolosi per certi versi sarebbe peggio, in un contesto come quello di Gela. Questi segnali sono espressione di qualcosa che sta cambiando".
Il responsabile del Viminale ha infine ricordato che in questi anni la magistratura ha sequestrato beni per 80 milioni di euro e che la "legalità significa sviluppo".
Tanti i rappresentanti delle associazioni antiracket. "Siamo grati al ministro - afferma Gabriella Guerini, presidente dell'Associazione antiracket e antiusura di Catania - che ci sia vicino, e che si stia adoperando per migliorare la legislatura antiracket e antiusura vigente".
22/03/2007
Amato ha sottolineato che "questi criminali non si possono permettere di gestire l'ordine in quest'isola, che, ci tengo a dirlo, è la mia terra di provenienza. Tutti dobbiamo adoperarci perché i nostri giovani si rendano conto che non c'è futuro con la mafia, con questi briganti privi di onore, banditi dotati solo della forza del loro denaro e delle loro attività illecite. Noi dobbiamo liberare la Sicilia".
"Al presidente dell'Antimafia Francesco Forgione - ha aggiunto Amato - volevo dire di avviare con l'iter più rapido possibile in Parlamento un provvedimento per dare una provvisoria ma utile sistemazione ai beni confiscati e che si possano gestire in modo efficace i beni sequestrati. E' una brutta sensazione quella che si dà al cittadino se un bene produttivo in mano alla mafia deperisce poi in mano allo Stato".
In merito agli appalti, Amato ha annunciato di aver firmato da poco una direttiva volta a sostenere le amministrazioni comunali per fronteggiare le infiltrazioni. "Nelle prefetture le amministrazioni potranno trovare supporto per le gare d'appalto. Bisogna tenere la criminalità lontana dagli appalti. Se per un anno si riuscisse a gestire le gare impedendo infiltrazioni significherebbe allontanare le risorse al sistema mafioso".
Il ministro ha poi parlato di fisco: "Vorrei che tutti quelli che chiedono la riduzione delle tasse, cominciassero intanto a battersi per la riduzione del pizzo, già sarebbe un buon risultato. Si guadagna di più se non si deve pagare il pizzo a un delinquente che chiede 10 mila euro al mese, cifra che spesso è più della metà rispetto a quello che l'imprenditore guadagna".
Amato si è soffermato sulla situazione a Gela, sostenendo che "gli incendi dolosi che si verificano danno la sensazione che c'è una tensione in atto, che c' è una resistenza alla mafia che prima non c'era. Se non ci fossero gli incendi dolosi per certi versi sarebbe peggio, in un contesto come quello di Gela. Questi segnali sono espressione di qualcosa che sta cambiando".
Il responsabile del Viminale ha infine ricordato che in questi anni la magistratura ha sequestrato beni per 80 milioni di euro e che la "legalità significa sviluppo".
Tanti i rappresentanti delle associazioni antiracket. "Siamo grati al ministro - afferma Gabriella Guerini, presidente dell'Associazione antiracket e antiusura di Catania - che ci sia vicino, e che si stia adoperando per migliorare la legislatura antiracket e antiusura vigente".
22/03/2007
Fonte: La Sicilia
Nessun commento:
Posta un commento