PALERMO - Ci sono tre ville, due caseggiati ancora in costruzione, un Bingo e una gioielleria; e poi ancora una palazzina nel centro storico di Palermo e tanti conti correnti: tutti beni sequestrati a Cosa Nostra. Trenta milioni di euro intestati a prestanomi riconducibili al boss Nino Rotolo, uno dei componenti della "triade" che insieme ad Antonino Cinà, ex medico di Provenzano e di Totò Riina, e al costruttore mafioso dell'Uditore Franco Bonura, governava la mafia dopo l'arresto di Provenzano. L'elenco dei beni sequestrati su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Palermo è lungo: i sigilli sono stati apposti a tre imprese edili; una gioielleria; lotti di terreno in area soggetta ad urbanizzazione nel Comune di Palermo; tre ville nel quartiere cittadino di Uditore; due fabbricati in corso di ristrutturazione in zona centrale; una palazzina nel centro storico ed un grande manufatto, nel rione Villa Tasca, adibito al gioco del Bingo, nonchè i conti correnti degli indagati e delle imprese interessate. Sequestrati anche beni per 2 milioni di euro relativi a due imprese riconducibili a Carmelo e Giovanni Cancemi, considerati appartenenti alla famiglia mafiosa di Pagliarelli. Entrambi, in concorso con Antonino Rotolo, si sarebbero aggiudicati con metodi mafiosi, una serie di appalti nel settore dei lavori edili. Un maxisequestro disposto nell'ambito delle risultanze dell'operazione "Ghota" che nel giugno scorso, con l'arresto di 51 persone, fece luce sulla "triade" che affiancava il padrino corleonese Bernardo Provenzano in una sorta di "gestione commissariale" di Cosa Nostra.
Fonte: La Repubblica
Nessun commento:
Posta un commento