Nella conversazione, avvenuta nei locali dell'immobiliare Raffaello, i due, parlando della vicenda giudiziaria di Cuffaro, si stupiscono che il governatore non abbia subito provvedimenti restrittivi della libertà personale. Dice Marchese, riferendosi a Cuffaro: "Anzi, che è ancora fuori, perché si vede che i discorsi devono andare in questo modo". E Bonura conclude: "Lui può stare fuori, se fossi io...". Lapidario il commento del governatore siciliano: "Non ho mai incontrato il signor Francesco Bonura e non sono mai stato nella sede dell'immobiliare Raffaello". "Non ho cosa dire - aggiunge il presidente della Regione -, quando due persone parlano tra loro di me, di fatti che non conosco assolutamente". Francesco Bonura, 64 anni, è un costruttore mafioso di cui si parla dagli anni 80 ma che è riuscito a rimanere nell'ombra e a salire nella gerarchia mafiosa pur avendo subito arresti e condanne per mafia. Adesso Bonura è in carcere, arrestato nell'ambito dell'inchiesta dello scorso giugno, denominata "Gotha", che ha decapitato i vertici di Cosa nostra palermitana legati a Bernardo Provenzano. Proprio dalle carte di quell'inchiesta, alcune delle quali confluite nel procedimento al governatore Cuffaro, il mafioso sembra aver acquisito un ruolo più importante di quello finora attribuitogli. I magistrati lo accusano di "avere diretto l'organizzazione mafiosa denominata Cosa nostra - tra l'altro attraverso la carica formale di sottocapo della famiglia mafiosa di Uditore - incidendo direttamente sulla struttura di alcuni mandamenti, tra i quali quello di Boccadifalco; aver costituito un punto di riferimento mafioso per il controllo di lavori pubblici e l'imposizione del pizzo; di aver mantenuto, attraverso il continuo scambio di contatti in particolare con Antonino Rotolo, un costante collegamento con gli altri capi dell'organizzazione mafiosa, svolgendo funzioni direttive e contribuendo a delinearne le linee strategiche". Bonura gestisce il racket, ha un ruolo di primo piano, ma cerca di defilarsi quando viene chiamato a ruoli impegnativi e "istituzionali" per Cosa nostra, come diventare capomandamento di Passo di Rigano-Uditore, il suo quartiere, dov'è cresciuto diventando uno dei più facoltosi costruttori palermitani.Negli anni 80 venne processato e assolto per 5 omicidi e una lupara bianca. Secondo l'accusa aveva eliminato i componenti di una banda di rapinatori che agivano senza il consenso di Cosa nostra. Venne fermato col suo guardaspalle e nell'auto venne trovata una pistola calibro 38 subito dopo due degli omicidi per cui venne rinviato a giudizio. Ma l'arma non era quella che aveva sparato e Bonura venne assolto per insufficienza di prove dalle accuse più gravi. Nell'86 Bonura subì la confisca di beni immobili e quote societarie per oltre dieci miliardi di lire oltre alla misura della sorveglianza speciale per 5 anni. Di lui parlò il pentito Buscetta definendolo "valoroso" e ricordando che era nipote del boss Pietro Torretta e che nel quartiere Uditore era uno dei "capi" della mafia.
20/02/2007
Fonte: La Sicilia
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