
In manette sono finiti Roberto Anzaldi, 41 anni, di Desenzano del Garda, Gaetano Fortugno, 44 anni, di Lonato, e Alfredo Salvatore Santangelo, 37 anni, residente a Capriolo. Nel pomeriggio è scattata la trappola anche per Gaetano Commercio, di 59 anni, che fino alle 18 era riuscito a farla franca. Fortugno, originario di Gioia Tauro, è stato rintracciato a Lonato e accusato di associazione mafiosa finalizzata al riciclaggio e all’acquisizione diretta o indiretta di attività economiche. Santangelo, originario di Bianca Villa, in provincia di Catania, è stato arrestato a Capriolo: è accusato di associazione mafiosa perchè curava gli interessi della cosca Rinzivillo investendo in attività imprenditoriali i proventi dell’organizzazione. Anzaldi, originario di Gela, è accusato di associazione mafiosa perchè individuava le ditte indispensabili per il controllo del settore dei sub appalti da parte dell’organizzazione mafiosa. Identica accusa anche per Commercio, originario di Catania.
Tra gli arrestati anche un carabiniere, il maresciallo Benito Zeferino, 37 anni, accusato di aver passato informazioni riservate alla criminalità organizzata di Gela. Alcune intercettazioni ambientali dimostrerebbero l’«infedeltà» del maresciallo. Secondo l’accusa il militare ha tentato di vendere l’informativa dei carabinieri che riguardava proprio l’operazione che stamani ha portato all’arresto di 88 persone.
Gli indagati, in gran parte di Gela, sono accusati di avere riciclato grosse somme di denaro per conto della famiglia Rinzivillo, proveniente dai traffici di droga, e di avere acquisito illegalmente appalti e subappalti e di aver imposto il pizzo a imprenditori e commercianti. Gli arresti sono stati eseguiti, oltre che a Gela, anche a Roma, che per l’accusa è diventata la base operativa dei traffici illeciti dei boss mafiosi nisseni, e poi ancora in provincia di Varese e a Brescia, Como, Padova, Savona, Pavia, Messina, Catania e Trapani.
L’inchiesta - che ha portato all’esecuzione di 88 ordini di custodia cautelare - è stata denominata «Tagli pregiati» e coinvolge anche molte donne che avrebbero ricoperto il ruolo di messaggere o intermediarie dei boss. Tra loro anche la moglie del boss, da tempo rientrata in Inghilterra (per arrestarla il pm ha chiesto una rogatoria). Dalle intercettazioni ambientali emerge, inoltre, che alcuni attentatori utilizzati dalla cosche a Gela per mettere a segno intimidazioni, svolgevano i sopralluoghi ai cantieri o ai negozi da bruciare in compagnia delle mogli e dei figli, con i quali commentavano le azioni violente che avrebbero dovuto da lì a poco svolgere.
L’inchiesta punta sulla famiglia Rinzivillo, che da Gela si è spostata alcuni anni fa a Roma e da qui secondo l’accusa ha coordinato le operazioni illecite che hanno portato ad accaparrarsi nel Nord Italia di centinaia di appalti e subappalti. Questa cosca da più di un anno ha scelto l’inabissamento, ha tentato di non far parlare più di sè evitando attentati e fatti eclatanti, in modo da operare in silenzio. I Rinzivillo per questo motivo avrebbero formato, in particolare, un grosso nucleo a Busto Arsizio, in provincia di Varese, dove ieri sono state arrestate una decina di persone. Il gip ha disposto anche il sequestro di 21 aziende.
Fonte: Brescia oggi
Nessun commento:
Posta un commento