martedì, novembre 21, 2006

La paura fa novanta...

Sono parti offese ma solo per la Procura perchè loro quel Francesco Famoso, emissario della famiglia mafiosa di Porta Nuova, dicono di non averlo mai visto. Eppure era proprio lui che ogni mese si presentava a riscuotere il pizzo fino a quando, un giorno di marzo dell´anno scorso, è stato sorpreso con la tangente in tasca a piazza Marina. I suoi «clienti» erano i commercianti ma soprattutto gli imprenditori titolari dei cantieri impegnati nel restauro del centro storico. Li ha indicati uno per uno, conducendo i poliziotti della squadra mobile in un lungo sopralluogo notturno, e ha consentito ai sostituti procuratori Maurizio Agnello e Maurizio de Lucia di disegnare una dettagliatissima mappa del racket. Alla fine, lui, il picciotto pentito, (già condannato per l´estorsione in flagranza di reato) finirà di nuovo a giudizio e verrà condannato sulla base delle sue stesse dichiarazioni mentre i commercianti e gli imprenditori che negano tutto (la cui posizione è stata stralciata dalla Procura in attesa di un´eventuale incriminazione) vedranno con tutta probabilità archiviata la loro posizione visto che, in assenza di riscontri oggettivi, le sole accuse del pentito bastano a condannare Famoso ma non a portare alla sbarra per favoreggiamento le sue vittime. Reato per il quale, in ogni caso, eventuali condanne sarebbero già azzerate dall´indulto. Si chiude così, con una nuova pagina di silenzio e di omertà, l´inchiesta sulle estorsioni della cosca di Porta Nuova che approda il 19 dicembre davanti al giudice dell´udienza preliminare Mario Conte al quale i sostituti Agnello e de Lucia hanno chiesto il rinvio a giudizio di Famoso. Ventisei le parti offese che, fino all´ultimo, avranno la possibilità di costituirsi parte civile. Cosa assolutamente improbabile visto che, fino ad ora, hanno negato tutti. La tassa mafiosa per le ristrutturazioni nel centro storico era del tre per cento sull´importo dei lavori. Tutti i cantieri dovevano pagare. E a nessun imprenditore è mai venuto in mente di evadere la tassa imposta dai boss del mandamento di Porta Nuova: sono ben 70 i cantieri «messi a posto» dall´ex esattore. Anzi c´era anche chi chiedeva la raccomandazione ai boss per ottenere uno sconto. Per la ristrutturazione di appartamenti, palazzi nobiliari e persino di una scuola. A dare gli ordini Gaetano Badalamenti e Nicolò Ingarao, poi finiti in carcere insieme a Nino Salerno, Carlo Cardella e Salvatore Sorrentino. Un comportamento, quello di commercianti e imprenditori palermitani, assolutamente in linea con gli imbarazzanti numeri dell´antiracket che, nel 2006, a Palermo ha al suo attivo solo dieci denunce. Un ago in un pagliaio considerato che le ultime risultanze investigative parlano di un pizzo imposto a tappeto in tutti i quartieri della città. Dati che il prossimo sette dicembre saranno al centro della conferenza regionale dei prefetti di tutta l´Isola convocata proprio ieri dal sottosegretario all´Interno Ettore Rosato per il prossimo 7 dicembre a Palermo alla presenza del prefetto Raffaele Lauro, commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura.
Fonte: La Repubblica

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